Firenze: Pazzino de’ Pazzi è solo leggenda? E come nacque la festa del Grillo? Sandro Bennucci racconta feste e tradizioni ai rotariani. Insieme a illustri nomi del calcio storico

FIRENZE – «Scusa Nardi eh!…». E giù: il presidente dei Bianchi di Santo Spirito, Massimo Nardi fu sollevato letteralmente in aria dal calciante Maurizio Bonfiglio, che gli fece fare una «ruota», per così dire, scaricandolo a terra per toglierselo davanti e far proseguire la partita del Calcio Storico. «Portami all’ospedale…» gli rispose il Nardi, che ebbe paura perché lì per lì non si aspettava di fare un «volo» di quella portata, sbalzato nel vuoto dal suo amico-nemico di 100 chili per uno e novanta d’altezza. Il Nardi non era un «armadio», tutt’altro. E allora correva lesto sul battuto di piazza Santa Croce, nella speranza di schivare gli avversari e andare a fare caccia. Ma quella volta trovò un muro umano insuperabile.
Ieri sera, 3 marzo, però, all’hotel Westin-Excelsior, Maurizio Bonfiglio, Massimo Nardi e il presidente dei Verdi, Roberto Torrini, sembravano fratelli. E sorridevano nel ricordare le loro battaglie sulla sabbia, sotto gli spalti che guardano, ogni mese di giugno, Dante corrucciato e la Basilica granitica. Ospiti della cena-conferenza dei Rotary Club fiorentini, invitati dal presidente del Firenze-Sud, Paolo Bellesi, e da quello del Firenze Certosa, Giuseppe Iannì, i calcianti sono stati preceduti dall’intervento del relatore della serata, il nostro direttore, Sandro Bennucci, al cui tavolo era seduto anche il caporedattore della Rai di Firenze, Paolo Pardini.
Bennucci ha illustrato ai rotariani e a un nutrito nucleo di giovani del Rotaract la storia delle feste della tradizione di Firenze. Una carrellata a volo d’uccello su secoli di vita popolare della città. Un’aspetto noto ai fiorentini ma forse mai abbastanza approfondito. E sul quale anche cittadini illustri e appassionati delle cose di Firenze difficilmente trovano un accordo all’unanimità. Come ad esempio, ha ricordato Bennucci, per la disputa tuttora irrisolta fra il professor Franco Cardini e l’ex presidente del Consiglio comunale, Eugenio Giani, sull’esistenza di Pazzino de’ Pazzi. Che la leggenda vuole primo crociato a salire sulle mura della città santa Gerusalemme, di ritorno dalla quale, con le pietre focaie donategli da Goffredo di Buglione, dette origine alla tradizione del fuoco sacro e, in seguito, dello Scoppio del Carro. Ma Pazzino è esistito oppure no?

E che dire della Festa del grillo al parco delle Cascine? Ci sono due scuole di pensiero, ha spiegato Sandro Bennucci: secondo la prima, la festa nacque come simbolo della Primavera, per riportare la gente sui prati dopo la cattiva stagione; per la seconda, la celebrazione si rifaceva all’idea che il grillo fosse nocivo e che quindi occorresse eliminarne più esemplari possibile. Fra splendore e decadenza, la ricorrenza rimane viva ancora oggi. Sebbene in forme diverse dal passato. Non ci sono più i grilli veri, ma…di legno o di gomma. E, soprattutto, non ci sono più i grillai a metterli nelle gabbiette. «Il Comune dovrebbe rilanciare la tradizione più autentica di questa antica festa – è la proposta di Bennucci -: riportando alle Cascine i carri e la musica popolare. E non solo le bancarelle».
Il culmine della relazione dell’ospite d’onore arriva con la spiegazione delle caratteristiche e dell’origine del Calcio Storico. Con la partita del 17 febbraio 1530, quando i fiorentini giocarono a palla per beffarsi delle truppe dell’Imperatore che assediavano la città. E con l’evolversi nel corso del tempo di una manifestazione tanto amata a Firenze, quanto non sempre compresa nella sua essenza.

La quale, negli ultimi anni, sembra essere degenerata fino a godere quasi di cattiva fama, fra espulsioni, sanzioni, annullamenti delle partite e di intere edizioni, risse senza fine. «Più un match di pugilato che un gioco di palla» dice Massimo Nardi dei Bianchi. E allora perché non semplificare il regolamento, diventato un coacervo di regole che invece di aiutare un gioco maschio a esprimersi correttamente secondo uno spirito di lealtà fra i calcianti lo imbrigliano fino a mortificarlo? A Bennucci fa eco Roberto Torrini: «Fino a pochi anni fa avevamo regole che facevano perno su un fronteggiarsi leale e fiero fra i calcianti di parti avverse – spiega ai rotariani il presidente dei Verdi – adesso mi arriva fra le mani un regolamento con troppe pagine di cavilli: non è comprensibile e non aiuta».

C’è però una cosa che nessun regolamento potrà mai sostituire: l’emozione della piazza infuocata dal sole, dal sudore e dalla sabbia; l’incitamento dei fiorentini sugli spalti; e il senso di appartenenza alla città che tutto questo provoca nei calcianti che si sfidano senza esclusione di colpi. «Perché è vero che tanti di noi persone per bene non lo sono – avverte Massimo Nardi -: ma prima di scendere in campo ci abbracciamo forte uno per uno. Perché siamo pronti a combattere per Firenze. E sappiamo che alla fine dei 50 minuti non tutti torneremo a casa: qualcuno passerà la notte in ospedale…».
