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Pensioni, Boeri (Inps) ora si accanisce: vuole tagliare gli assegni dei pensionati

Tito Boeri
Boeri si accanisce: vuole togliere soldi ai pensionati e li chiama contributi

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, torna nuovamente a parlare sul tema delle pensioni e lo fa con un’intervista lunghissima al Corriere della Sera. Nella quale si esprime sull’opportunità di introdurre un sistema che consenta di acquisire la pensione in anticipo con assegno più basso, di prevedere un contributo dagli assegni più alti (magari ottenuti con oltre 40 anni di lavoro e al prezzo di altissimi contributi) ed un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà. Vediamo in dettaglio come potrebbero cambiare i trattamenti pensionistici e le dinamiche previdenziale nel prossimo futuro, secondo l’economista rosso, bocconiano come Monti.

FLESSIBILITÀ – Boeri si dice d’accordo sulla necessità di trovare forme di flessibilità per evitare situazioni come quelle che hanno interessato i cosiddetti “esodati” della riforma Fornero. In particolare si pronuncia sulla possibilità di anticipare l’entrata in pensione a fronte di un assegno leggermente più basso, anche se è consapevole, che, come abbiamo osservato in passato, gli ostacoli, soprattutto europei, non mancano.

UE – “Occorre innanzitutto convincere la Commissione europea – conferma Boeri -, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio”.

CONTRIBUTIVO – Il presidente Inps torna anche sul tema, già dibattuto nelle scorse settimane, di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e di un contributo sugli assegni più elevati, con l’obiettivo di ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. “Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’Istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia”.

SPRECHI – Da parte nostra ribadiamo a questo proposito quanto abbiamo detto quando Boeri si espresse su questo punto, circa un mese fa. Quanto ai famosi 4 miliardi da recuperare, refrain ormai stucchevole del nuovo presidente, sembrerebbe molto più utile che Boeri li andasse a cercare dove si annidano sprechi e illegalità. Ad esempio intervenendo in Sicilia, dove si contano 285mila i lavoratori in nero con un’evasione da 4 miliardi. I dati non ce li inventiamo: sono stati diffusi in occasione della tappa palermitana del Viaggio della Legalità della Cgil. Ma certo per un bocconiano è più semplice studiare programmi di recupero su facili cespiti come le pensioni, piuttosto che organizzare una concreta attività ispettiva di ricerca e di lotta contro il lavoro nero.

ESODATI – Ultimo tema toccato da Boeri, quello degli esodati: “Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia (per una spesa di 12 miliardi) che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità”.

GESTIONE – Infine, in merito alla gestione complessiva dell’Istituto, che costituisce il compito primario del presidente, il bilancio 2015 dell’Inps prevede un deficit di 6,7 miliardi, dovuto ancora all’eredità della gestione Inpdap. “È chiaro che se in passato lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si trattava di una partita di giro, questo ancora pesa sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito. Il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, anche per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento”.

Il punto Boeri lo ha centrato proprio alla fine. La redistribuzione delle risorse finanziarie a favore di chi è maggiormente in difficoltà (esodati, pensioni più basse,ecc..) va fatto a carico della fiscalità generale, e non puntando sempre sui pensionati, anche se godono di assegni di rispetto, guadagnati nell’arco di una lunga vita lavorativa. E ripetiamo: segnata da tasse e contributi altissimi, pagati, mediamente, per oltre 40 anni. Speriamo che questa volta il Presidente si convinca che occorre seguire questa strada più lineare e al riparo da dichiarazioni di incostituzionalità, sempre in agguato. Sì perché alcune Corti dei Conti Regionali, ultima quella del Veneto, hanno dichiarato fondati i ricorsi di alcuni pensionati, colpiti dai contributi di solidarietà, e hanno inviato gli atti alla Corte Costituzionale. Che sarà, ancora una volta, chiamata ad esprimersi su questo punto, sul quale peraltro si era già pronunciata ai tempi dei governi Monti e Letta, dichiarando incostituzionali i contributi allora in vigore, proprio perché il riequilibrio invocato doveva far carico su tutti. Non solo sui pensionati.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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