Giustizia: processi civili infiniti. La Ue bacchetta l’Italia
BRUXELLES – Anche l’Unione europea certifica che la giustizia italiana è di gran lunga la più lenta. I nostri magistrati, che si vantano di essere fra i più bravi al mondo, dovrebbero tener conto di questo. Lo «scoreboard» della Commissione europea affibbia un bel terz’ultimo posto all’Italia per la lunghezza dei processi di prima istanza civili e commerciali per l’anno 2013, che in media durano 608 giorni. Un peggioramento costante nel tempo (erano 493 giorni nel 2010 e 590 nel 2012) che ci piazza appena sopra Cipro e Malta. Un’ottima classifica e un’eccellente compagnia, non c’è che dire. Chissà se il Presidente Mattarella, incontrando le nuove leve delle toghe, oltre a ricordare loro di non indulgere al protagonismo (invito, temo, vano), avrà avuto modo di consultare anche queste statistiche, per informare compiutamente chi si accinge ad iniziare una missione così difficile e delicata.
UE – «La lunghezza dei processi danneggia l’economia» perché «è un principio del diritto romano quello che “una giustizia ritardata è una giustizia negata”», dice la Commissaria europea Vera Jourova annunciando che interventi sulla giustizia saranno richiesti all’Italia tra le riforme strutturali.
INDIPENDENZA – Peggiora anche la «percezione di indipendenza» del sistema giudiziario. Il nostro paese – secondo i dati del World Economic Forum, citati nello «scoreboard 2015» – è al sest’ultimo posto, assieme alla Romania, con un rating di 3,5 su 7 per il biennio 2013-2014. L’indicatore era di 3,8 nel 2010-12 e 3,6 nel 2012-13. Peggio dell’Italia, la Slovenia (3,4), Spagna e Ungheria (3,2) e Bulgaria e Slovacchia (2,3). Finlandia (6,6), Danimarca (6,5), Irlanda (6,3) i paesi primi in classifica. Per fortuna la Ue intravede anche una luce in fondo al tunnel, rilevando alcuni miglioramenti in altri indicatori come la presenza di donne tra i giudici di Cassazione aumentata del 15% tra il 2007 e il 2014.
RILIEVI – I pesanti rilievi dell’Ue potrebbero non essere soltanto un colpo morale assestato all’Italia e alla nostra magistratura, ma concludersi addirittura con una multa. L’Italia è già finita molte volte sotto accusa per l’inefficienza del comparto giustizia. Appena qualche settimana fa, è stata colmata la lacuna in tema di responsabilità civile dei magistrati che aveva portato all’apertura di una procedura di infrazione. Lo stesso dicasi per le norme sulla libera circolazione delle informazioni sui precedenti penali e per quelle sul coordinamento della lotta contro la criminalità transfrontaliera. Un’ulteriore procedura d’infrazione è stata aperta per non aver applicato le norme europee sulle misure di compensazione da riconoscere alle vittime di reati violenti intenzionali.
Ma, a fronte di questa situazione, prospettata dagli organismi internazionali, nel nostro bel paese i sindacati e il Consiglio superiore della magistratura protestano e discettano ancora sul tema delle ferie decurtate, che costituirebbe, insieme all’introduzione della responsabilità civile, un fiero colpo all’indipendenza della categoria. Quando diventeremo un paese normale? Debbo riconoscere che talvolta Renzi non ha tutti i torti.