
Omicidio stradale. Le Associazioni delle vittime: urgente la nuova legge

ROMA – La Corte di Cassazione, qualche giorno fa, ha annullato la condanna a 21 anni per Ilir Beti l’imprenditore albanese che imboccò la A26 contromano e la percorse per oltre 20 chilometri, causando un incidente: morirono quattro ragazzi francesi, era il 13 agosto 2011. Il bulgaro Krasimir Dimitrov, la sera del 22 giugno 2014 a Ravenna, ubriaco al volante della sua Mercedes, investì e uccise sotto gli occhi dei genitori il piccolo Gionatan Lasorsa. Il bambino non aveva ancora tre anni. Il giudice ha parlato di «condotte odiose e più totale disprezzo per la vittima». Ma la condanna è stata di 2 anni e 9 mesi. Dimitrov è già libero.
Lo hanno detto anche i giudici: con le leggi attuali il “dolo eventuale”, quell’aggravante che permetterebbe di colpire tragedie del genere come omicidio volontario, non è applicabile. Ed è per questo che numerose Associazioni si battono da tempo per l’introduzione del reato di omicidio stradale.
Gli incidenti mortali continuano ad essere numerosi. L’ultima rilevazione è dell’Istat: in Italia ci sono più di 180 mila incidenti stradali all’anno. Il dato è del 2013: 3.385 morti, più di 250 mila feriti. In valori assoluti, in Toscana nel 2013 si sono verificati 16.250 incidenti con 21.689 feriti e 224 morti. In base ai parametri forniti dal Mit – Studio di valutazione dei costi sociali dell’incidentalità stradale, il costo sociale dell’incidentalità per il 2013 è stato di 1.104.151 a fronte di una media degli ultimi 4 anni, dal 2010 al 2013, di 1.585.122.887 euro, ovvero 429 euro pro capite. L’Istituto superiore di Sanità stima che il 30-35 per cento degli incidenti siano determinati dall’alcol o dalla droga, che causano così mille morti all’anno. Ma la legge sull’omicidio stradale, sbandierata a più riprese dal governo, è impantanata nelle commissioni parlamentari. E c’è chi ipotizza un intervento dell’esecutivo con un decreto.
Preso atto delle sentenze citate si leva la protesta dell’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale: «Stavolta – esclama Giordano Biserni, presidente dell’Associazione – gli stessi magistrati hanno sottolineato l’esigenza di una legge specifica. Oggi non c’è, nonostante la voglia l’85 per cento dei cittadini».
Ma che fine ha fatto la nuova legge sull’”omicidio stradale”? L’allora ministro della giustizia Annamaria Cancellieri, all’inizio del 2014, affermò che presto il testo sarebbe stato presentato e approvato. Lo stesso Renzi si è impegnato per una rapida approvazione. Ma il progetto sembra instradato su un binario se non morto, molto rallentato.
