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Totò Riina

Firenze, strage Rapido 904: il pm chiede l’ergastolo per Totò Riina

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FIRENZE – Ha finito la sua requisitoria con una frase secca, il pm Angela Pietroiusti, che sosteneva l’accusa nel nuovo processo fiorentino per la strage del Rapido 904 (avvenuta nel dicembra 1984, nella quale morino 17 perone e altre 267 rimasero ferite): “Concludo chiedendo la pena massima dell’ergastolo”. E ancora: “Si chiede la condanna non perché non poteva non sapere, perché era a capo dell’ organizzazione, ma perché Riina esercitava questo potere. Solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell’esplosivo. Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo”.

Secondo il pm, Riina, 85 anni e già condannato più volte all’ergastolo, è il “principale artefice di questo fatto, lo ha determinato”, su questo “non c’è il minimo dubbio”. La condanna serve “a fare giustizia, per il rispetto delle vittime, anche se a distanza di tempo”. Aggiungendo: “Quello che ci dicono tutti i collaboratori è che Riina aveva un potere assoluto, come è cristallizzato nelle sentenze, che già nel 1982 aveva posto a capo di tutti i mandamenti persone di sua fiducia, e nessuno si poteva opporre sennò veniva ucciso”.

Il ‘legame’ fra Riina e Pippo Calò, già condannato per la strage, secondo il magistrato Angla Pietroiusti è dimostrato anche dalla trattativa di cui parlò Brusca, quando i boss chiesero “la concessione di benefici, gli arresti ospedalieri per alcuni mafiosi: fra questi è sempre presente Pippo Calò. A Pippo Calò viene riservato un trattamento di favore. Oltre a lui c’erano le persone di massima fiducia di Riina, come Bernardo Brusca”.

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