
Pubblica amministrazione, riforma: per 41.509 dirigenti ruolo unico e nuove selezioni

ROMA – In materia di riforma della Pubblica amministrazione una delle rivoluzioni più importanti che il ministro Marianna Madia vuole introdurre è quella della creazione di «ruoli unici» dei dirigenti, dedicati rispettivamente ai dirigenti statali, regionali e degli enti locali. Le tre opzioni saranno disciplinate da regole identiche e dovranno essere intercomunicanti per permettere il passaggio da un settore all’altro.
INCARICO – Il punto centrale della riforma sarebbe la regola dell’assegnazione di un incarico triennale da realizzare con “gara” pubblica. Il nuovo sistema interesserà i 41.509 dirigenti di Stato, Regioni, sanità (non i medici) e degli enti locali, che transiteranno nei rispettivi ruoli unici. Nel nuovo regime per ogni incarico di vertice andranno pre-definiti i requisiti, e su questa base l`amministrazione lancerà una selezione pubblica: ogni candidato dovrà presentare un curriculum, che sarà valutato da una commissione nazionale, incaricata di stilare una preselezione di candidati idonei, fra i quali l`amministrazione individuerà il prescelto.
DISPONIBILITÀ – Il posto così ottenuto durerà tre anni, e potrà essere rinnovato una volta sola. Poi il dirigente dovrà sottoporsi nuovamente alla selezione pubblica. I dirigenti che non otterranno incarichi saranno collocati «in disponibilità», mantenendo il trattamento economico fondamentale e la parte fissa della vecchia retribuzione, ma questa condizione non potrà durare in eterno e dopo «un determinato periodo» porterà alla decadenza dal ruolo unico. Con il rischio evidente per molti dirigenti di essere esposti a decisioni arbitrarie da parte dei politici, se la flessibilità e il ritmo triennale delle verifiche offriranno la possibilità di scegliere chi destinarè al parcheggio, anticamera del licenziamento.
DIRIGENTI – Ma quanti sarebbero i dirigenti interessati nel settore pubblico? Abbiamo detto che in totale al momento figurano nei ruoli diversi 41.509 dirigenti di cui 4.906 nello Stato, 15.627 nelle regioni e enti locali, 20.976 nella sanità (esclusi i dirigenti medici). Com’è evidente, oltre alla riforma dei ruoli e degli incarichi dirigenziali, ci sarebbe ampio spazio di agire nella riduzione dei posti dirigenziali, soprattutto nell’ambito degli enti locali e della sanità. In una parola soprattutto nell’ambito di competenza delle Regioni che, anche in questo caso, costituiscono la vera palla al piede della finanza pubblica.
