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Pensioni: il governo attui la sentenza della Consulta, senza se e senza ma

poletti-boeri
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Il Governo, bocciato ripetutamente dalla Corte costituzionale nei suoi tentativi di scippare ai pensionati quanto deve loro attribuire in modo sacrosanto, cerca in tutti i modi di trovare scappatoie per non adempiere all’obbligo di dare attuazione all’ultima sentenza. Che lo costringe a restituire il maltolto alle pensioni da 1443 euro lordi in su per il mancato adeguamento dal 2012 in poi in virtù della sciagurata legge Fornero – Monti.

STIME – Certo le stime del quantum da restituire sono elevate, tali da vanificare non solo il fantomatico tesoretto, ma addirittura una mezza manovra: si va dai 10 ai 16 miliardi. L’idea sarebbe quella di provvedere al rimborso rateale, creare tre scaglioni per la restituzione, rimborsarne alcune parzialmente e quelle più alte non rimborsarle affatto. Procedura illegale che causerebbe un ulteriore truffaldino scippo ai soli pensionati; le sentenze della Consulta, in base all’art. 136, 1° comma, della Costituzione vanno applicate senza se e senza ma, cioé senza fantasiose e infondate ipotesi di leggi modificative che provocherebbero solo una valanga di ricorsi in tutti i tribunali.

RETRIBUZIONE – E’ notorio, infatti, che la pensione ha la funzione di “retribuzione differita” e, per le modalità con cui opera il meccanismo della perequazione, ogni eventuale perdita del potere di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi brevi, è, per sua natura, definitiva. Le successive rivalutazioni saranno, infatti, calcolate non sul valore reale originario, bensì sull’ultimo importo nominale, che dal mancato adeguamento è già stato intaccato. In sostanza il danno del blocco della perequazione é irreparabile ed ha effetti negativi permanenti sulle pensioni.

SENTENZE – A chi sproloquia senza conoscere bene i fatti si consiglia un’attenta rilettura di tre precedenti sentenze della Corte costituzionale: la n. 30 del 23 gennaio 2004 (Presidente Riccardo Chieppa, relatore Ugo De Siervo), la n. 316 dell’11 novembre 2010 (Presidente Francesco Amirante, relatore Luigi Mazzella) e la n. 116 del 5 giugno 2013 (Presidente Franco Gallo, relatore Giuseppe Tesauro).

N. 30 – Nella sentenza n. 30 del 2004, la Corte affermava: “il verificarsi di irragionevoli scostamenti dell’entità dei trattamenti di quiescenza rispetto alle effettive variazioni del potere di acquisto della moneta, sarebbe indicativo dell’inidoneità del meccanismo in concreto prescelto ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia mezzi adeguati ad una esistenza libera e dignitosa nel rispetto dei principi e dei diritti sanciti dagli artt. 36 e 38 della Costituzione”.

N. 316 – Nella sentenza n. 316 del 2010 sanciva: “la sospensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo, ovvero la frequente reiterazione di misure intese a paralizzarlo, esporrebbero il sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità, perché le pensioni, sia pure di maggiore consistenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione ai mutamenti del potere d’acquisto della moneta”.

N. 116 – Infine la sentenza n. 116 del 2013: “il maggior prelievo tributario rispetto ad altre categorie risulta con più evidenza discriminatorio, venendo esso a gravare su redditi ormai consolidati nel loro ammontare, collegati a prestazioni lavorative già rese da cittadini che hanno esaurito la loro vita lavorativa, rispetto ai quali non risulta più possibile neppure ridisegnare sul piano sinallagmatico il rapporto di lavoro”.

UPI – Franco Abruzzo, presidente dell’Unione pensionati italiani, ha ricordato giustamente a Renzi & C. che “le sentenze si applicano a favore di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi, che il maltolto va restituito anche a rate, ma va restituito. Gli anziani hanno subito una rapina a mano armata da parte dello Stato. Non si scherza sulle parole Giustizia e Uguaglianza di trattamento. Le leggi retroattive per svuotare una sentenza sono degne di uno stato fascista o sovietico”.

GOVERNO – Perciò la fantasiosa combriccola formata da Renzi, Boeri, Padoan e Poletti non si danni l’anima a cercare ulteriori inghippi e invenzioni di contributi illegali solo a carico dei pensionati. Se il Governo ha necessità di far cassa intervenga con la leva delle imposte che gravano in modo progressivo su tutti, e non colpisca solo i pensionati, che hanno dimostrato e dimostreranno di non essere una categoria che accetta supinamente tutti i soprusi. Fra i votanti attuali e futuri, gli anziani saranno sempre più una maggioranza, che si ricorderà di essere stata tartassata non solo dal duo Monti – Fornero, ma anche dall’attuale governo. E potrebbe essere spinta ad andare alle urne per protestare in modo civico ma fermo.

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