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Opera di Firenze: il «Candide» di Bernstein convince il pubblico della «prima»

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Il «Candide» di Bernstein in scena all’Opera di Firenze

FIRENZE – Ha debuttato ieri sera 23 maggio all’Opera di Firenze il «Candide» che Leonard Bernstein trasse dall’omonimo pamphlet di Voltaire. A dirigere l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino il texano John Axelrod; nei ruoli principali Keith Jameson (Candide), Laura Claycomb (Cunegonde), Richard Suart (Dr. Pangloss/Martin), Anja Silja (The old lady), Gary Griffiths (Maximilian), Jessica Renfro (Paquette), Chris Merritt (The Captain/The Governor/Vanderdendur/Crook). Il pubblico ha mostrato di gradire, applaudendo varie volte anche a scena aperta, la riduzione effettuata dal regista Francesco Micheli.

È prassi, difatti, che ad ogni messa in scena del «Candide» il regista abbia licenza di tagliare ed adattare come crede l’opera, seguendo l’estro o attingendo alle versioni non definitive, previa autorizzazione della Bernstein Foundation. Così ne può risultare uno spettacolo sbilanciato più verso l’opera o verso il musical.

Il primo libretto del «Candide» era firmato da Lillian Hellmann e il lavoro debuttò come musical al Martin Beck Theater il 1 dicembre 1956; poi, dopo due nuove versioni (1959 e 1973), andò in scena la quarta in forma di operetta comica, su libretto di Hugh Wheeler. Questa fece da base alla versione definitiva rappresentata nel 1988 e che Bernstein in persona diresse nella registrazione su CD del 1989, utilizzando la London Symphony Orchestra e coinvolgendo svariati grandi e grandissimi nomi della lirica (Christa Ludwig, Nicolai Gedda, June Anderson, Della Jones, Jerry Hadley). Con ciò il lavoro fu portato ulteriormente in direzione dell’opera comica, più che del musical.

Nella versione presentata all’Opera di Firenze prevale invece quest’ultimo: non si sentono grandi voci liriche sul palco (i cantanti si tengono tutti su un registro piuttosto leggero e ne esce poco anche Chris Merritt) e abbondano per contro i momenti in cui la scena è invasa da una folla di coristi, ballerini (coreografie a cura di Maggiodanza), attori e figuranti (forniti dall’Associazione Teatro della Limonaia). Naturalmente sono molte anche le trovate sceniche attualizzanti, alcune piuttosto simpatiche, come Cunegonde che esce dalla scatola come una sorta di Barbie-sposa mentre il vanitoso e bellicoso fratello Maximilian è una specie di Big Jim e Paquette un sex toy, oppure la gabbia da canarino in cui Cunegonde, schiava sessuale di un ricco ebreo e di un prelato parigini (una “gabbia dorata”, come dice lei stessa), inizia a cantare «Glitter and be gay» e che nel corso della canzone diventa un enorme guardinfante. Divertente anche Cacambo en travesti nei coloratissimi costumi di Daniela Cernigliaro.

Per le scene Federica Parolini si è ispirata agli imballaggi e alle confezioni industriali, seguendo l’idea del regista Micheli per cui «rappresentare quest’opera significa evidenziare le analogie tra palcoscenico e “fabbrica”, indicando con evidenza la continuità tra chi agisce davanti al pubblico e il grande ingranaggio retrostante, in cui tutti sono operai della musica e del teatro». Così, invece che nel castello in Westfalia, l’esordio è collocato in una fabbrica di automi («Siamo dei prodotti di una fabbrica, dei robot che imparano una storia e iniziano una vita», spiega Laura Claycomb) e sarà una tuta blu da operaio che indosseranno tutti (salvo Candide, che resta in bianco) alla fine, quando capiranno che questo non è il migliore dei mondi possibili, come predicava il loro guru Pangloss, ma un mondo imperfetto, dove bisogna «coltivare il proprio giardino», ovvero darsi da fare per vivere il meglio possibile del proprio lavoro.

Rispetto alla versione finale di Bernstein sono stati tagliati alcuni dialoghi e alcune scene; qualcosa è stato trasposto da una parte all’altra (qualche volta provocando difficoltà nel raccordo fra i momenti narrativi) ed è stato creato un ampio spazio per il narratore-Voltaire, impersonato dall’attrice Lella Costa, l’unica amplificata sul palco.

Nel complesso non si può dire che lo spettacolo manchi e che gli interpreti non si mostrino a loro agio nelle parti, anche se lo sfondo aperto del palco non di rado compromette la resa delle voci, a tratti sovrastate dall’orchestra.

Repliche Venerdì 29 maggio, ore 20.30 – Domenica 31 maggio, ore 15.30 – Mercoledì 3 giugno, ore 20.30

Opera di Firenze (Piazzale Vittorio Gui, 1)

Biglietti online e orari biglietteria sul sito dell’Opera di Firenze

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