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Pubblica amministrazione: i debiti con le imprese sono da saldare. Lo rivela Bankitalia

Ignazio Visco
Ignazio Visco

Vi ricordate la promessa di Matteo Renzi che lo scorso anno aveva annunciato trionfalmente, dal salotto di Vespa, che avrebbe saldato tutti i conti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese per la data del suo onomastico, ovvero il 21 settembre 2014? Ha fatto la fine di quasi tutti gli altri suoi annunci, e il premier non ha adempiuto neppure al voto di salire a piedi fino a Monte Senario, come aveva solennemente proclamato. Già allora lo stock di debito nei confronti delle imprese era di circa 66,5 miliardi di euro a cui dovevano essere sottratti 31/32 miliardi già pagati. Poi sulla vicenda era caduto il silenzio più fitto, segno evidente che le cose non procedevano molto speditamente.

VISCO – A dirci la verità ci ha pensato il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Nelle stime presentate da Bankitalia nella «Relazione Annuale 2014», si afferma chiaramente, e senza tema di smentita, che il debito commerciale della Pubblica amministrazione italiana nei confronti dei fornitori privati ammontava lo scorso 31 dicembre a circa 70 miliardi di euro. Un’informazione preziosa, dal momento che dallo scorso 30 gennaio la «Piattaforma per la certificazione dei crediti» del Mef non ha più aggiornato il monitoraggio del pagamento dei debiti maturati dalla Pa al 31 dicembre 2013. All’epoca il Governo sosteneva di aver pagato 36,5 miliardi su un totale di 74,2 miliardi di euro: poco meno della metà del dovuto.

IMPRESA LAVORO – Il dato fornito dai tecnici della Banca d’Italia non fa che confermare quanto denunciato già a febbraio dal Centro studi ImpresaLavoro e che fa parte del buon senso economico: i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Pertanto liquidare, solo in parte, i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti che si creano risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione. Il ritardo del Governo nel pagamento di questi debiti è costato nel 2014 alle imprese italiane la cifra di 6,1 miliardi di euro.

DEBITI – Questa stima è stata effettuata prendendo come riferimento l’ammontare complessivo dei debiti della nostra Pubblica amministrazione (così come certificato da Bankitalia), l’andamento della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (così come certificato da Eurostat) e il costo medio del capitale che le imprese hanno dovuto sostenere per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti. Elaborando i dati trimestrali di Bankitalia, il Centro studi ha stimato che questo costo aggiuntivo per gli interessi sia stato nel 2014 pari all’8,97% su base annua (in leggero calo rispetto al 9,10% nel 2013).

INTERESSI – Inoltre si deve considerare anche il fatto che, se lo Stato italiano dovesse adeguarsi alla direttiva europea sui pagamenti della Pa e riconoscesse ai creditori gli interessi di mora così come stabiliti a livello comunitario, le casse dello Stato sarebbero gravate da un esborso di ulteriori 2,4 miliardi di euro. Ma Renzi ha già dimostrato, con la vicenda dei mancati rimborsi ai pensionati, di infischiarsene allegramente di leggi e sentenze.

EUROPA – Anche per quanto riguarda i tempi siamo messi male. Per pagare i suoi fornitori lo Stato italiano impiega 41 giorni in più della Spagna, 50 giorni in più del Portogallo, 82 giorni in più della Francia, 115 giorni in più della Germania e 120 giorni in più del Regno Unito. La Cgia di Mestre guidata da Giuseppe Bortolussi spiega che «nonostante i tempi di pagamento nell’ultimo anno siano scesi di 21 giorni, secondo Intrum Justitia nel 2015 la nostra Pa si conferma la peggiore pagatrice d’Europa, visto che salda mediamente i propri fornitori dopo 144 giorni, contro i 34 giorni medi che si registrano in Ue. Rispetto ai nostri principali partner economici, la Francia salda le pproprie fatture dopo 62 giorni, i Paesi Bassi in 32 giorni, la Gran Bretagna in 24 giorni e la Germania dopo 19 giorni».

Questa è l’Italia di oggi, implacabile nel riscuotere subito tasse e crediti, lentissima a pagare i suoi debiti, che anzi spesso non paga affatto, e pronta a calpestare i diritti acquisiti dei cittadini senza minimamente intaccare i finanziamenti destinati a foraggiare le clientele e gli sprechi della politica a livello centrale e locale.

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