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Pubblica amministrazione: saldato solo il 23% dei debiti. Il priore di Monte Senario aspetta Renzi

Monte Senario
Monte Senario

Quanto stringe il cappio dei mancati pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese? Tanto, perché lo smaltimento degli arretrati prosegue a ritmo molto lento. Da tempo non è aggiornato il ‘contatore’ che sul sito del Ministero dell’Economia informava puntualmente sull’avanzamento dei lavori. Renzi ovviamente pensa che sia meglio tacere all’opinione pubblica il fallimento dell’operazione. La cifra da saldare da cui è partito il Governo sono i 68 miliardi, ottenuti sottraendo – dai circa 90 miliardi iniziali calcolati dalla Banca d’Italia a fine 2012 –  i 22,8 saldati dai governi Monti e Letta. Da quei 68, dunque, è partito l’attuale esecutivo.

SOLDI – Di quei soldi, alla data dell’11 agosto 2015 – vale a dire più di un anno dopo la scadenza che Matteo Renzi si era imposta (salvo rinviarla dopo pochi giorni, alla trasmissione Porta a Porta, al 21 settembre 2014, San Matteo) –  secondo il Mattinale (il notiziario di Forza Italia) il premier ne ha pagati solo 16,1 (pari al 23%). La cifra indicata nel sito del Mef di 38,6  infatti ingloberebbe anche i 22 già saldati dagli esecutivi precedenti. Che ne è, dunque, delle promesse del premier, specialmente quella di andare in pellegrinaggio sul Monte Senario, qualora non si fossero rispettati i tempi?

TAJANI – «Sono tutte promesse da marinaio», dichiara Antonio Tajani, vice Presidente del Parlamento Europeo, che già da componente della Commissione Ue Barroso si occupò della materia, aprendo la procedura di infrazione contro l’Italia nel giugno del 2014. Spiega Tajani: «In questi mesi non è cambiato nulla, il governo prende degli impegni che non mantiene, i ritardi si accumulano e le imprese muoiono». Il saldo completo dei debiti potrebbe dare ossigeno alle imprese, più posti di lavoro, quindi più consumi, più gettito fiscale, e la possibilità di abbassare veramente le tasse.

TEMPI – Ma oltre al mancato adempimento della promessa solennemente ribadita dal premier davanti a Vespa, un fattore importante e negativo è anche il mancato rispetto, in generale, dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni. «Tutti gli enti della pubblica amministrazione – si legge sul sito del Mef – sono tenuti a pagare le fatture legittime entro 30 giorni dalla data di emissione, con alcune eccezioni che consentono il pagamento entro 60 giorni. Il rispetto di questi termini è un fattore cruciale del buon funzionamento dell’economia nazionale ma molti enti pagano in tempi più lunghi». Al 10 agosto il tempo medio calcolato dal Mef è di 40 giorni. Obbiettivi sfiorati, dunque? Magari. Perché, su 20 mila amministrazioni registrate soltanto 5.521, solo il 28%, comunicano i dati in tempo reale. Nel complesso, per capire i tempi reali, bisogna ricorrere ad un recente studio di Intrum Justitia. L’Italia è la lumaca dell’Ue, con pagamenti che richiedono in media 144 giorni nel 2015, 92 in più rispetto alla media europea, che si colloca a 52. Si registra, è vero, un lieve miglioramento, di 21 giorni, rispetto ai 165 nel 2014. Ma, rispetto ai 30 e ai 60 giorni, siamo ancora lontani dall’obiettivo. E il priore di Monte Senario aspetta ancora  Renzi che, durante Porta a Porta, con Bruno Vespa, disse di voler andare a piedi in pellegrinaggio al santuario  se non fosse riuscito a mantenere la promessa di far pagare correttamente i debiti alla pubblica amministrazione

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