Mugello, caso Forteto: «Da operatori, politici e giudici minorili credito a una comunità teatro di abusi»
FIRENZE – Sono state depositate, oggi 9 settembre, le motivazioni della sentenza del 17 giugno scorso sugli abusi che sarebbero stati compiuti nella comunità «Il Forteto», in Mugello. Come è noto, il fondatore, Rodolfo Fiesoli, è stato condannato a 17 anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale su minori e maltrattamenti, e 13 suoi collaboratori sono stati condannati per maltrattamenti. Al Forteto per trent’anni il tribunale dei minori di Firenze ha affidato i bambini in difficoltà.
Il «dato obiettivo» – è scritto nella sentenza -, è che il sistema pubblico «ha mantenuto costantemente aperta una linea di credito illimitata verso l’esperienza educativa e pedagogica de ‘Il Forteto’», nonostante gli arresti, prima nel 1978 e poi nel 2012, dei vertici della cooperativa.
«Credito accordato dagli operatori – elencano i giudici – che hanno indicato in quella comunità una risorsa utile ed efficace per la tutela di minorenni in situazione di disagio, se non di vero e proprio abbandono; credito ribadito dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile che, ancora nel 2012 (dopo gli arresti di Rodolfo Fiesoli, il capo indiscusso di quella comunità), ha ‘confermato’ affidamenti famigliari a favore di alcuni soci della cooperativa; da amministratori pubblici e da esponenti politici che hanno garantito sovvenzioni e sostegno istituzionale».
Oggi sul caso è intervenuto anche il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Stefano Mugnai, che alcuni anni fa ha presieduto la prima Commissione d’inchiesta sugli affidi al Forteto: «Le motivazioni della sentenza sul caso Forteto mostrano una evidente coincidenza di contenuti con i raccapriccianti esiti della prima Commissione da me presieduta. Segno che quello dei commissari di ogni schieramento fu in quell’occasione un lavoro autorevole, assolutamente oggettivo», ha dichiarato Mugnai.