Contratti lavoro: anche la Cgia, dopo Renzi, critica sindacati e Confindustria
VENEZIA – Il sistema contrattuale nazionale “ha raggiunto delle distanze abissali dalle esigenze delle piccole aziende e dei propri lavoratori”. Per questo “ha bisogno di una forte innovazione”. A dirlo il segretario della Cgia, Renato Mason, secondo cui “e’ necessario che a livello nazionale venga fissato il salario minimo per un numero ragionevolmente contenuto di contratti stabilendone i diritti e gli aspetti normativi generali, lasciando invece alla contrattazione di secondo livello il compito di definire gli aumenti retributivi legati alla produttivita’ aziendale, o territoriale o di settore”.
Per perseguire questa strada, ha aggiunto, “le associazioni di categoria datoriali e le organizzazioni sindacali locali dovranno cambiare il modo di rapportarsi con il territorio, dovranno essere in grado di analizzarne fin nei minimi particolari le specificita’ e l’andamento degli indicatori economici”. “A nostro avviso – conclude Mason – dovra’ essere il lavoratore dipendente a decidere se preferire i soldi in busta paga o, in alternativa, forme di welfare sussidiario, come i buoni scuola, le prestazioni sanitarie ai famigliari, le spese per il tempo libero o altro”.