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Equitalia: niente ganasce all’auto se si paga a rate il debito. Ecco tutte le informazioni utili

equitalia

ROMA – Stop al fermo amministrativo dell’auto se il contribuente paga a rate le cartelle di Equitalia. Sulla linea espressa dall’Amministratore delegato, Ernesto Maria Ruffini una volta concessa e pagata la prima rata tutti i debitori potranno neutralizzare gli effetti del fermo amministrativo chiedendo a Equitalia di prestare il proprio assenso all’annotazione della sospensione al Pra (Pubblico Registro Automobilistico), che consentirà di circolare con il mezzo fermato. Ora un debitore che riceve un preavviso di fermo ha la possibilità di rateizzare e quindi scongiurare l’iscrizione del fermo vero e proprio pagando la prima rata e restando in regola con il piano di dilazione. Ma se il fermo risulta iscritto prima della concessione della dilazione, questo non può essere cancellato.

Per ovviare ai disagi nei confronti dei contribuenti che, con il pagamento della prima rata, dimostrano la volontà di ottemperare ai pagamenti, Equitalia ha definito con il Pra un accordo che prevede la sospensione del fermo ripristinando la possibilità di utilizzare il veicolo. Ma sospensione non significa cancellazione e quindi per chiudere definitivamente il fermo bisogna comunque estinguere tutto il debito.

A tal fine, le strutture di Equitalia rilasceranno un’apposita comunicazione con la quale il debitore potrà recarsi negli uffici del Pra per effettuare l’annotazione. È già allo studio, inoltre, la possibilità di definire una procedura che permetta la sospensione e la cancellazione del fermo direttamente presso Equitalia tramite collegamenti telematici con il Pra. A fronte di circa un milione di preavvisi inviati nel 2015, le iscrizioni di fermo vere e proprie sono state poco più di 266 mila.

Ruffini, in audizione alla commissione Bilancio della Camera, ha spiegato che da quando è stata data agli agenti di riscossione la competenza in materia, cioè dal 2008, al 31 dicembre 2015, l’Agenzia ha gestito circa 5,6 milioni di istanze di rateizzazione da contribuenti in difficoltà economica, per un valore di oltre 107 miliardi di euro. Nel 2015 gli incassi da rateazione hanno rappresentato circa il 50% del totale mentre ammonta a 1.058 miliardi il carico di crediti non riscossi tra il 2000 e il 2015.

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