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Fisco. La Cgia: la pressione fiscale reale ha superato il 50%. Sconfessato nuovamente Renzi

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ROMA – La pressione fiscale reale ha superato nel 2015 il 50%, raggiungendo il 50,2%. Se si tiene conto del bonus Renzi (80 euro in busta paga), la pressione fiscale ufficiale del 2015 e’ pari al 43,1%, mentre quella reale e’ al 49,5%. Questa e’ la stima della Cgia, che sottrae dal Pil la parte riconducibile al sommerso economico e alle attivita’ illegali (211 miliardi circa), che ovviamente non produce gettito fiscale. Nella determinazione del PIL, si tiene conto infatti, non solo del ‘Sommerso Economico’, ma anche di alcune attivita’ illegali. E’ questa una delle novita’ previste con l’introduzione (dal 2014) della nuova metodologia per la redazione dei conti pubblici (SEC2010). Tuttavia, nella nuova quantificazione della ‘Economia non Osservata’ (e quindi anche del PIL), non si include tutta l’economia criminale, ma solo quelle attivita’ illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici. Pertanto, contribuiscono alla stima del PIL: il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione, il contrabbando di sigarette.

Se tra il 2011 e il 2013 – scrive la Cgia – l’economia sommersa e quella illegale sono aumentate di 4,85 miliardi di euro, arrivando a toccare i 207,3 miliardi di euro nel 2013 (pari al 12,9 per cento del Pil), quella al netto dell’economia non osservata e’ diminuita di 36,8 miliardi di euro, scendendo sotto quota 1.400 miliardi di euro. Se in via estremamente prudenziale si ipotizza, cosi’ come ha fatto l’Ufficio studi della CGIA, che l’incidenza percentuale dell’economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa anche nel biennio successivo al 2013, gli artigiani mestrini hanno stimato in quasi 211 miliardi di euro il contributo che questa economia grigia ha dato al Pil nazionale nel 2015. Questo aspetto, ovviamente, ha degli effetti molto importanti anche sul fronte fiscale.

Nel 2015 – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – al lordo dell’operazione bonus Renzi, la pressione fiscale ufficiale in Italia e’ stata pari al 43,7 per cento. Tuttavia, il peso complessivo che il contribuente onesto sopporta e’ di fatto superiore ed e’ arrivato a toccare la quota record del 50,2 per cento.

L’incidenza dell’economia non osservata nel 2015 ha sfiorato i 211 miliardi di euro. Grazie a quest’ultimo dato, possiamo misurare quanta parte del Pil sia riconducibile esclusivamente all’economia regolare, visto che riconducibile esclusivamente all’economia regolare, visto che per sua natura la quota prodotta dall’economia irregolare non produce alcun gettito. Quindi – conclude la Cgia – al fine di avere una maggiore percezione dello sforzo fiscale a cui sono sottoposti i contribuenti italiani, e’ utile ricalcolare la pressione fiscale, ponendo in rapporto le entrate fiscali con il Pil alleggerito della parte riconducibile al sommerso economico e alle attivita’ illegali (211 miliardi circa). Ebbene, questo nuovo risultato, ovvero la pressione fiscale reale, balza al 50,2 per cento.

E’ evidente che con un peso fiscale simile – dichiara il segretario Renato Mason – sara’ difficile trovare lo slancio per ridare fiato all’economia del paese in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta. La Cgia raffronta la pressione fiscale ufficiale e quella reale negli ultimi 5 anni: 2011 ufficiale 41,6% reale 47,4%; 2012 43,6% e 49,9%; 2013 43,5% e 49,9%; 2014 43,6% e 50%; 2015 43,7% e 50,2%.

E, nonostante questi dati inconfutabili, c’è ancora chi crede a quanto ripete ossessivamente il premier in ogni occasione: il mio Governo ha abbassato le tasse.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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