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Pensioni, Renzi: per ora non si toccano. In passato sono stati fatti dei guasti …

Tito Boeri e Matteo Renzi
Tito Boeri e Matteo Renzi

«Finché non sono certo di poterlo fare non prendo impegni sulle pensioni – ha detto nei giorni scorsi il premier Matteo Renzi -. Non si tagliano le pensioni nel modo più categorico (come richiesto dal presidente Inps, Tito Boeri, per gli assegni più alti, ndr), non si tocca la reversibilità, bisognerebbe invece mettere una tassa sul procurato allarme. Troppe volte hanno fatto promesse che sono stati costretti a rimangiarsi. La Fornero ha creato un rinvio dei tempi della pensione e sono stati fatti anche dei pasticci».  Quindi il premier ha aggiunto: «In passato si andava troppo presto in pensione e i film di Checco Zalone lo spiegano bene. Adesso il gradino, lo scatto sull’età pensionabile è pazzesco: sei sette anni, non sei o sette mesi. Se possibile vorremmo lasciare a una donna e a un uomo la possibilità di andare in pensione qualche anno prima rispetto a quanto previsto dalla Fornero, magari rinunciando a un po’ di soldi. Ma va capito a quanto, e la persona deve essere messa in condizione di scegliere».

CAMUSSO – Non si sono fatte attendere  le reazioni sindacali. Susanna Camusso, Segretaria generale Cgil: «Quella delle pensioni è una ferita aperta che non si rimargina da sola. Non se ne può più, bisogna cambiare in fretta. Sulla previdenza facciamo tutti un’operazione meno ipocrita, smettendo di dire che è bello allungare l’età pensionabile. Non è vero. Quindi, diciamo tutti insieme al governo di aprire in fretta un tavolo di discussione per cambiare una legge profondamente ingiusta».

In occasione della Festa delle donne è arrivato anche un appello trasversale, partito dalla stessa segretaria generale della Cgil e accolto dal ministro della Salute Ncd, Beatrice Lorenzin: «Rivedere la legge sulle pensioni ed il limite dell’età pensionabile, poiché se lavorare fino alla soglia dei 70 anni è in vari casi insostenibile per gli uomini, lo è, tanto più, per le donne».

 

DAMIANO – «Nei momenti straordinari di crisi gli strumenti ordinari non bastano. Per fronteggiare l’attuale situazione vicina all’emergenza sociale occorre allungare gli ammortizzatori, nel senso di farli durare più a lungo, e agganciare una flessibilità pensionistica che anticipi l’uscita di chi si ritrova espulso dal mercato lavorativo e senza ammortizzatori, ma non ancora in condizioni di avere la pensione». Lo ha affermato il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.

Ma il  premier non sembra intenzionato a dare ascolto a queste voci, non ha intenzione di precipitare le cose, vuole saggiamente riflettere prima di avventurarsi in una nuova azione di riforma delle pensioni, visto che il sistema previdenziale, a detta di molti esperti, risulta in equilibrio. Piuttosto dovrà affrontare, insieme al bocconiano Presidente dell’Inps, Tito Boeri, il mai risolto problema della commistione, anche nel bilancio dell’Ente previdenziale, dell’assistenza e della previdenza, fonte di confusione contabile e di ingiustizie nei confronti di determinate categorie di pensionati. Vedremo se ne avrà la voglia.

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