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Chernobyl: l’Ucraina ricorda il disastro nucleare 30 anni dopo. (video) Non ancora ultimato il piano anticontaminazioni

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CHERNOBYL – L’Ucraina ricorda oggi il 30esimo anniversario della più grande catastrofe della storia del nucleare civile, avvenuta il 26 aprile 1986 a Chernobyl, nell’allora Unione Sovietica. Tre decenni dopo e 25 anni in seguito alla dissoluzione dell’Urss le conseguenze del disastro pesano ancora sulle regioni colpite, alcune zone fanno parte anche di Russia e Bielorussia. Più di 200 tonnellate di uranio sono ancora sepolte sotto il vecchio reattore della centrale atomica a poco più di un centinaio di km da Kiev, mentre il nuovo sarcofago che dovrebbe chiudere il capitolo di ulteriori contaminazioni non è stato ancora ultimato. L’Ucraina attraversa un fase di acuta crisi economica e politica che ha anche ritardato i piani per la conclusione del gigantesco progetto, prevista ora per il 2017. Il 25 aprile, dopo l’ultima tenutasi a Londra lo scorso anno, è prevista una ennesima conferenza dei Paesi donatori che, coordinati dalla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) sono chiamati a raccogliere i fondi ancora mancanti.

INCIDENTE – Nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 si verificò l’esplosione al reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl mentre era in corso un test per il quale erano stati staccati i sistemi di sicurezza. Durante una prova per verificare il funzionamento della turbina in caso di mancamento improvviso di corrente elettrica, errori umani e tecnica difettosa crearono le condizioni per il disastro. L’orologio segnava l’una, 23 minuti e 44 secondi. Fuoriuscirono circa il 50% di iodio e il 30% di cesio, disperdendosi nell’atmosfera, con un’emanazione di radioattività tra i 50 e i 250 milioni di Curie, quantità circa cento volte maggiore rispetto a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. La nube radioattiva si spostò rapidamente da Chernobyl verso gran parte d’Europa. Secondo l’Iaea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) l’esplosione portò la contaminazione più elevata in un’area nel raggio di 100 km.

VITTIME – Secondo l’Iaea furono circa 4000 le vittime causate direttamente dalle radiazioni, tra di essi in larga parte i cosiddetti “early liquidators”, coloro cioè che lavorarono per primi tentando di tamponare i danni dopo l’esplosione. Cifre non ufficiali alzano il numero dei morti sino a 25 mila in tutti e tre i Paesi (Ucraina, Bielorussia e Russia) investiti dalla nube radioattiva. Ma certezze non ve ne sono, nemmeno per i numeri delle persone colpite da malattie – cifre sempre non ufficiali indicano 100 mila casi di tumore alla tiroide per persone di tutte le età nelle tre ex repubbliche sovietiche – e da disturbi psicologici che possono aver interessato i cinque milioni di persone che possono aver interessato i cinque milioni di persone che anche per un breve periodo sono state esposti a radiazioni sopra la norma appena in seguito alla catastrofe. Attualmente sono 158 le persone che continuano a vivere nella cosiddetta “zona di esclusione”, nel raggio dei 30 km dalla centrale. Nove milioni sono secondo Greenpeace coloro che risiedono in regioni comunque contaminate dalla centrale, con la concentrazione maggiore di isotopi di stronzio, cesio e plutonio.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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