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Tasse sulla casa: con la revisione del catasto pagheremo il doppio

Casa: Case popolari edilizia popolare

ROMA – In questi giorni si riparla di revisione dei valori catastali alla luce del divario sempre più ampio con i prezzi di mercato delle abitazioni, e il rischio di un aumento delle tasse, per il riallineamento del valore catastale delle abitazioni al reale prezzo di mercato, è più che fondato. La riforma del catasto era inserita nella legge delega di riforma fiscale, ma – nonostante le richieste di revisione fossero arrivate anche da Bruxelles – il governo aveva deciso di rimandarla, sia perché nel frattempo si accingeva ad eliminare la Tasi sulla prima casa e l’Imu agricola sia perché dalle proiezioni effettuate risultavano aumenti molto elevati.

DISPARITÀ – Che vi fossero situazioni di grossa disparità nella tassazione degli immobili, derivante dal mancato allineamento delle rendite catastali con il valore di mercato, era una situazione evidente a tutti: abitazioni di periferia scontavano un prelievo fiscale di gran lunga superiore a quelle situate nel centro storico, valutate fino a quattro volte di più. Il Governo ha dunque deciso di avviare la riforma del catasto – con la revisione di tutte le rendite – dopo aver riscritto (ovviamente al rialzo) le regole dell’imposta sulla casa (con la nota “doppia tassazione” costituita da TASI e IMU, peraltro con situazioni non rare di duplicazione del pagamento).

AUMENTO – È facile prevedere che, a riforma attuata si avrà un insostenibile aumento del prelievo fiscale: dato infatti per scontato che si innalzeranno le rendite catastali, il risultato del prodotto tra aliquota e base imponibile sarà superiore (farà lievitare ancor di più il conto, già salato, l’incremento della base imponibile). In realtà, la riforma del catasto doveva essere pensata prima di attuare quella delle imposte sulla casa, in modo poi da determinare, con la massima tranquillità – e senza il rischio di dover poi rivedere l’intera normativa – le regole su TASI e IMU.

DEF – Una risoluzione della maggioranza sul Def afferma che «il governo si impegna a proseguire l’azione di riforma del sistema tributario, anche completando la revisione del catasto con finalità perequative tra i contribuenti”. Il che vuol dire che pagheranno, proporzionalmente, tutti di più.

COMUNI – In effetti, per evitare un esagerato aumento delle tasse, la legge aveva previsto una clausola di salvaguardia, stabilendo che, a operazioni concluse, il gettito sarebbe dovuto rimanere invariato. Ma è chiaro che, per rimanere dentro la soglia degli scorsi anni, è necessario che all’aumentare della base imponibile diminuisca l’aliquota. Ma i nostri Comuni, così avidi di entrate, non decideranno facilmente di ridurre i loro proventi. Più della maggioranza degli enti locali, infatti, ha fissato la TASI e l’IMU ai massimi della tassazione prevista dalla legge e, certo, sarà difficile (se non impossibile) cambiare. Inoltre la diminuzione delle imposte dovrà essere differenziata a seconda della zona territoriale, perché l’aumento dei valori catastali non sarà uguale su tutto il territorio, ma diversificato a seconda dell’ambito locale.

Ecco perché la garantita invarianza del gettito – pur prevista dalla legge e pronosticata affrettatamente dal Governo– rimarrà lettera morta e gli italiani si troveranno, già tra un anno, a pagare anche il doppio di quanto già stanno corrispondendo all’erario.

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