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Europa: dopo le elezioni in Italia, Brexit e consultazioni in Spagna. Si decide sul futuro dell’UE

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Il responso delle elezioni comunali italiane ha decretato una disfatta del Pd renziano, riconosciuta non soltanto a livello nazionale, ma anche internazionale. Il modo con la quale si è concretizzata fa intravedere scenari negativi per il rottamatore anche in previsione del referendum costituzionale di ottobre, quando la coalizione contraria alla sua politica e alla sua gestione potrebbe a maggior ragione fare nuovamente fronte comune per mandarlo a casa, come lui ha solennemente promesso in caso d’insuccesso.

STAMPA EUROPEA – E’ proprio quanto sottolineato, in merito a queste consultazioni, dalla stampa internazionale, soprattutto europea, che ha evidenziato soprattutto il clamoroso risultato di Roma.

Times – Scrive ad esempio il Times di Londra che il Movimento 5 Stelle, dichiaratamente su posizioni anti -establishment, ha riportato a Roma una vittoria schiacciante e ha segnato un trionfo a sorpresa a Torino. reca anche un titolo provocatorio: «Un pugno sul naso» da parte dei populisti del Movimento 5 Stelle che rischia di far sanguinare Matteo Renzi: «Renzi given bloody nose bypopulists crushing victory». I risultati suonano come una sconfitta pesante per Matteo Renzi , il primo ministro, e potrebbero avere riflessi sugli assetti futuri.

Le Monde – Ancora più esplicito il francese Le Monde che, commentando i risultati di Torino e Roma, rileva che “si tratta di una sconfitta personale del premier e che in generale le opposizioni hanno dimostrato di potersi unire al solo scopo di battere ilgoverno. Virginia Raggi – pur non avendolo chiesto ufficialmente – ha ricevuto al secondo turno il sostegno ufficiale della Lega Nord, di alcuni membri di Forza Italia , il partito di Silvio Berlusconi , e di Fratelli d’Italia. La stessa coalizione, con l’aggiunta della sinistra radicale , si dovrebbe unire ancora una volta nel mese di ottobre per dire “no” al referendum confermativo sulla riforma della Costituzione, in modo da far dimettere Matteo Renzi, che ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dalla politica in caso di sconfitta”.

ALTRE CONSULTAZIONI – Ma in questo periodo non erano in programma soltanto i ballottaggi italiani. Dovremo aspettare la fine della settimana per sapere se l’ondata populista (così viene definita dalla sinistra) su scala continentale abbia già alle spalle la sua fase di massima espansione, o se, al contrario, si appresti a travolgere, assieme agli assetti politici di molti paesi membri, quanto resta del progetto di integrazione europea. Per capirlo, dovremo guardare non solo a Roma, ma anche a Londra e a Madrid.

In questa settimana infatti, fino al 26 giugno, si terranno in altri due importanti Paesi europei significative consultazioni elettorali: il 23 il referendum britannico sulla permanenza nell’Unione europea, per finire proprio il 26 con le legislative per il nuovo Parlamento spagnolo, dopo che quello appena sciolto non è riuscito a esprimere una maggioranza.

Si tratta di consultazioni diverse, come diversi sono i contesti politici degli Stati in cui si andrà alle urne. La posta in gioco però può essere considerata in buona parte comune, e identificarsi nella contrapposizione tra partiti tradizionali e forze anti-sistema; ovvero, allargando il quadro, tra fautori e avversari dell’integrazione europea.

BREXIT – La sovrapposizione fra i due temi è ben evidente nel caso del referendum britannico di giovedì prossimo: la competizione più importante quanto alle conseguenze di lungo periodo, soprattutto in caso di vittoria della Brexit, che peraltro dopo l’assassinio di Jo Cox sembra meno probabile. Qui le leadership dei due partiti maggiori si sono in maggioranza schierate per la permanenza nell’Unione. Ma, a dar retta ai sondaggi, una larga quota di elettori – un po’ più della metà fino a giovedì scorso, un po’ meno dopo il delitto Cox – sembra pensarla diversamente. Facile immaginare che una vittoria della Brexit non solo accrescerebbe i consensi degli anti-europeisti «specializzati» di Nigel Farage, ma muterebbe anche gli equilibri interni dei partiti tradizionali, lasciando spazio alle spinte populiste soprattutto nel campo conservatore: dove l’ex sindaco di Londra Boris Johnson si candida a leader del fronte anti-Ue e già scalpita per la successione al premier Cameron.

SPAGNA – Meno drastiche, ma proprio per questo più complicate, le alternative che si presenteranno il 26 giugno agli elettori spagnoli. Qui non c’è un fronte comune degli anti-sistema; la linea divisoria fra destra e sinistra ancora tiene. Ma, nell’uno e nell’altro campo, le forze tradizionalmente maggioritarie (socialisti e popolari) sono insidiate dai movimenti «nuovisti», che le contestano: Podemos sul versante sinistro, Ciudadanos su quello moderato. Dal momento che i due partiti tradizionali rifiutano ogni ipotesi di grande coalizione, e visto che i movimenti contestatori della vecchia classe dirigente non sono disposti a coalizzarsi fra loro, la prospettiva di una prolungata ingovernabilità si fa sempre più concreta. E l’ingovernabilità è da sempre la condizione ideale per la crescita delle forze anti-sistema.

Dunque un quadro non proprio confortante per i sostenitori del Governo renziano e dell’unione europea. Ma ne sapremo di più fra una settimana.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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