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Palazzo Vecchio, Firenze

Firenze, liberazione: nessuna volontà di escludere l’Anpi. La risposta della vicesindaca Giachi

Il balcone di Palazzo Vecchio su piazza Signoria
Il balcone di Palazzo Vecchio su piazza Signoria

FIRENZE – Dopo le polemiche sollevate dall’Anpi (associazione partigiani d’Italia) per il mancato invito a partecipare alle cerimonie della liberazione di Firenze, arriva la replica del Comune, affidata alla vicesindaca Cristina Giachi: «Nessuna dimenticanza e nessuna volontà di escludere ma come sempre e per sempre la massima stima, collaborazione e fiducia in una associazione che esprime l’essenza della nostra identità di Paese libero che ripudia la guerra”. Questo il contenuto di una nota in merito alla lettera inviata dall’Anpi al sindaco Dario Nardella. L’Associazione dei partigiani si è lamentata perché per la prima volta non è stata chiamata a intervenire alle celebrazioni ufficiali sulla Liberazione di Firenze dall”occupazione tedesca (11 agosto 1944).

«Il Comune di Firenze è orgoglioso e fiero della propria storia antifascista e della medaglia d’oro conquistata durante la Resistenza – dice Giachi – l’amministrazione non dimentica l’imprescindibile supporto dei tanti ragazzi partigiani che hanno dato vita e anima perché la città e l’Italia tutta avessero di nuovo pace e libertà. Quest’anno – chiarisce Giachi – il clima geopolitico mondiale e i recenti accadimenti terroristici che hanno funestato il continente hanno suggerito al sindaco di affrontare questi temi, e quelli della libertà religiosa e della convivenza civile tra popoli, collegandoli alla Liberazione della città e invitando a tenere una relazione i rappresentanti delle tre religioni monoteiste. E inoltre – aggiunge Giachi – non per caso è stata scelta proprio la giornata dell’11 agosto per conferire alla memoria del partigiano Giorgio Pacini il Fiorino d’oro, massima onorificenza cittadina. Ci è sembrato il modo migliore per onorare un partigiano e con lui tutta la lotta partigiana di liberazione”.

Come a far rilevare che i partigiani non hanno ragione di protestare, hanno avuto abbastanza spazio. Ma la voglia di protagonismo purtroppo è una delle pecche più gravi della società di oggi.

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