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Lavoro: cessati (o quasi) gli incentivi il governo punta alla detassazione del salario di produttività

Il ministro Giuliano Poletti
Il ministro Giuliano Poletti

ROMA – Con i vincoli di finanza pubblica il governo dovrà trovare un punto di equilibrio sul tema degli incentivi per il lavoro e la produttività tenendo conto anche di un’altra priorità nell’agenda del premier che è l’intervento sulle pensioni per il quale la prossima settimana riprenderà il tavolo al ministero del lavoro con i sindacati. Diverse le ipotesi sul tappeto e il mix di interventi. Per i sindacati servono almeno 2,5 miliardi. Dall’esecutivo ha risposto il ministro Giuliano Poletti che la settimana scorsa in una intervista non ha voluto dare cifre ma ha ribadito che “vogliamo sostenere le pensioni minime, varare l’Ape e risolvere la questione delle ricongiunzioni onerose, è una questione di equità”. Difficile un intervento molto inferiore ai 2 miliardi di euro. E poi c’è il capitolo del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici fermo dal 2008. Sempre Poletti ha annunciato l’intenzione dell’esecutivo di rafforzare la misura sulla detassazione del salario di produttività. Indiscrezioni di stampa indicano l’innalzamento a 3.500 euro e per redditi fino a 70mila. Rispetto ai 345 milioni di euro, per il 2016 si salirebbe intorno ai 500 milioni.

La legge di stabilità approvata l’anno scorso aveva ridotto l’agevolazione a 3.250 euro e per un solo biennio.L’esonero contributivo ha interessato l’anno scorso oltre 1,5 milioni di assunzioni/trasformazioni con un onere per le casse dello Stato di 2,22 miliardi di euro rispetto a 1,91 stimati nella relazione tecnica. L’ultima manovra tuttavia ha reintrodotto la detassazione del salario di produttività (fino a 2.500 euro per redditi sotto i 50mila euro l’anno) che ha incontrato il favore di imprese e sindacati che prima della pausa estiva hanno sottoscritto un accordo per la detassazione dei premi di produttività nelle piccole imprese senza rappresentanza sindacale.

Un rafforzamento della detassazione del salario di produttività appare dunque scontato. Resta da vedere quale sarà il punto di equilibrio con gli altri interventi sul fronte previdenza, rinnovo contratti e bonus per le assunzioni nel quadro generale di riduzione delle imposte che il governo si propone di varare. Per finanziare queste misure è ipotizzabile, se non la completa cancellazione, almeno una nuova tosatura al bonus assunzioni. Come era prevedibile l’effetto sta scemando. Gli ultimi dati dell’Inps mostrano che le assunzioni a tempo indeterminato nel primo semestre sono scese di 326mila (-33,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia il bonus assunzioni è stato utilizzato in larga parte da quelle imprese che puntano a crescere. La relazione annuale dell’Inps ha indicato che nel 2015 le assunzioni con esonero contributivo sono state realizzate per l’80% da imprese in fase di espansione occupazionale.

 

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