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Economia: Confindustria, solo nel 2028 torneremo ai livelli precrisi

Confindustria
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ROMA – Gli industriali, sempre prodighi di lodi e incoraggiamenti (interessati) per l’azione del governo Renzi, questa volta danno previsioni che non sono per niente lusinghiere nella prospettiva futura. Il rapporto del centro studi di Confindustria certifica che l’Italia non riesce a schiodarsi dalla malattia della bassa crescita di cui soffre dall’inizio degli anni Duemila” avverte il capo economista di Confindustria, Luca Paolazzi. I dati Csc mostrano come “prima, durante e dopo la Grande Recessione (in Italia più intensa e più lunga) si è accumulato un distacco molto ampio” con altri Paesi Ue. Tra 2000 e 2015 il Pil è aumentato in Spagna del 23,5%, Francia +18,5%, Germania +18,2%. In Italia è “calato dello 0,5%” e con le dinamiche in corso i gap aumentano oggi ancor più rapidamente. E’ “un quindicennio perduto” quello che il Paese si lascia alle spalle in termini di avanzamento economico. Per questo slitta in avanti anche il ritorno ai livelli pre-crisi: ai ritmi attuali di incremento di Pil, infatti, “l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007, è rinviato al 2028 mentre non verrà mai riagguantato il sentiero di crescita che si sarebbe avuto proseguendo con il passo precedente, pur lento”.

Inoltre il centro studi si pronuncia anche sulla prossima finanziaria, prevedendo che senza flessibilità si rischia una manovra correttiva da 1 punto di Pil. “Il deterioramento” del quadro macro “comporta un peggioramento del deficit e, a parità di obiettivo (ad oggi per il governo è 1,8% nel 2017) richiederebbe uno sforzo maggiore”. Per questo “è assolutamente necessario negoziare margini di flessibilità aggiuntivi”. Per il Csc nel 2016 la crescita si ferma allo 0,7% e nel 2017 allo 0,5% con deficit al 2,3%, che richiederebbe “una manovra complessiva sui saldi di 16,6 miliardi”.

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