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Caprotti: Esselunga non può diventare Coop, le ultime volontà nel testamento

Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, scomparso a 91 anni
Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, scomparso a 91 anni

MILANO – Esselunga non dovrà mai finire alle Coop. La battaglia di una vita, Bernardo Caprotti l’ha scritta nero su bianco anche nel suo testamento, in cui, oltre a spartire soldi, case e quadri, ha tracciato il futuro della sua azienda, ora nelle mani dei suoi eredi, in primis la moglie Giuliana e la figlia Marina. “L’azienda – si legge nel documento di 13 pagine steso il 9 ottobre 2014 – è diventata attrattiva. Però è a rischio. E’ troppo pesante condurla, pesantissimo ‘possederla’, questo Paese cattolico non tollera il successo. Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale”, prosegue Caprotti, promuovendo eventuali partner olandesi, bocciando invece gli spagnoli. “Ahold sarebbe ideale – scrive il patron di Esselunga – Mercadona no. Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo – sono le ultime parole del testamento di Caprotti – non deve succedere”.

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