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Firenze, strage dei Georgofili: ergastolo confermato al boss Tagliavia

Venti anni fa la strage dei Georgofili
La strage dei Georgofili

FIRENZE – La seconda sezione penale della Cassazione ha stabilito che fu il boss della mafia Francesco Tagliavia a fornire l’esplosivo che, il 27 maggio 1993, venne usato dal gruppo di fuoco per la strage in via dei Georgofili, nella quale morirono cinque persone, 40 furono i feriti e ingenti i danni al patrimonio storico artistico. Lo ha stabilito la seconda sezione penale della Cassazione che oggi, nell’ambito del processo bis al termine della riserva stabilita dopo la camera di consiglio un mese fa, ha confermato l’ergastolo per Tagliavia.

Il 20 gennaio scorso, il sostituto pg Mario Pinelli, aveva sollecitato la conferma della sentenza emessa dalla Corte
d”appello di Firenze il 24 febbraio 2016 che aveva condannato nuovamente Tagliavia all”ergastolo e all”isolamento diurno di un anno. Per la seconda volta il processo è approdato in Cassazione: la stessa Suprema Corte aveva annullato con rinvio la prima sentenza d’appello per una valutazione degli elementi di prova a sostegno delle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Pietro Romeo, i principali accusatori del boss.

Il processo si è basato molto proprio sull’attendibilità di Spatuzza, contestata dalla difesa di Tagliavia perché in passato
erano stati numerosi i dissidi tra lui e il padre del boss nella gestione del mandamento di Brancaccio. Anche per questo stasera gli avvocati Luca Cianferoni e Antonio Turris, difensori di Tagliavia, esprimono tanta amarezza, ma anche la
determinazione a cercare ogni via processuale per la riapertura del processo. Il boss, processato a Firenze, era
stato prosciolto per le altre stragi di mafia del ”93-”94, quelle di via Palestro a Milano e quelle a Roma (via Fauro,
Velabro e la tentata strage all”Olimpico).   Nessun dubbio sull’attendibilità di Spatuzza ha mai sfiorato Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell”Associazione vittime strage via dei Georgofili, che da sempre si batte per avere
giustizia.

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