FIRENZE - Sul web c'è tutto. Anche il consulto con lo psichiatra: quello virtuale. Si chiama «E-mental health», nell'era della tecnologia digitale evoluta, anche la cura dei disturbi psichici passa attraverso la Rete,
e i pazienti possono in alcuni casi essere gestiti in remoto. Le stime attestano che il 6% delle app sono dedicate proprio alla salute mentale. È vastissima la gamma di servizi sanitari con oltre 3 mila applicazioni scaricabili
dagli store digitali per accedere ai servizi più diversificati: informazioni riguardo specifiche patologie, ricercate via internet e via cellulare nel 31% dei casi (con una percentuale più che raddoppiata rispetto al 2010),
gestione dell'aderenza terapeutica, psicoterapia e programmazione di visite di controllo on-line.
Un trend in continua ascesa la cui crescita è stimata di un ulteriore 50% entro il 2020. «Dati meritevoli di ulteriori approfondimenti - secondo esperti riuniti a Firenze per il 25° congresso degli psichiatri europei (Epa) -
per la messa a punto di strumenti validi che siano utili al superamento di alcuni limiti della psichiatria tradizionale. E a garantire la migliore assistenza sanitaria ed un accesso alle cure sempre più ampio a tutti i pazienti
affetti da problemi di salute mentale». Il congresso della Società europea di psichiatria si svolge in Italia per la prima volta e, sempre per la prima volta, ha come presidente una donna, Silvana Galderisi di Napoli.
«L'E-mental health - ricorda Andrea Fiorillo, docente di Psichiatria all'università della Campania e membro del consiglio direttivo della Società europea di psichiatria - può essere una risorsa molto utile non solo per lo
psichiatra, ma anche per il paziente e i suoi familiari. Alcune app oggi molto diffuse, infatti, ricordano al paziente gli appuntamenti con il medico o gli orari in cui assumere la terapia, di fatto alleggerendo i familiari
dallo spiacevole compito tradizionale di 'dover controllare' il paziente». L'approccio e l'utilizzo della 'E-mental medicine' ha i suoi pro e i suoi contro.
«Una gestione virtuale del paziente, cioè attraverso i dispositivi elettronici - dice la presidente Galderisi - permette di raggiungere e trattare un maggior numero di persone, specie coloro che temendo l'etichetta di
malato mentale e l'emarginazione dal resto della società che purtroppo ancora oggi ne consegue, sono restiia varcare la soglia di un servizio di salute mentale, con il risultatodi limitare anche le richieste di aiuto, o
coloro che soffrono di fobia sociale per i quali l'idea di incontrare un terapeuta rappresenta un grave disagio. Al coinvolgimento del paziente, si aggiunge anche un ulteriore vantaggio: il migliore rapporto costi/benefici:
numerosi studi riportano infatti una riduzione dei costi dell'assistenza sanitaria, a patto che l'utilizzo delle tecnologie elettroniche e mobili non diventi pretesto e strumento per giustificare eccessivi tagli alla spesa
per i servizi tradizionali, senza evidenza di una maggiore qualità dell'assistenza».
Dall'altro lato sono però evidenziabili anche alcuni limiti, tra cui il possibile (mancato) rispetto della privacy, in funzione di dati sensibili condivisi online e la natura distaccata del rapporto medico-paziente.
«Nel primo caso - precisa Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze all'ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano - si avverte la necessità di una
legislazione adeguata e specifica che garantisca la privacy del paziente, stante il fatto che la notevole diffusione di internet e degli smartphone non è, oggi, accompagnata da un'adeguata educazione riguardo i rischi
correlati ad un uso scorretto di questi strumenti, e dall'altro la perdita di empatia nella relazione medico-paziente, dove l'informalità del rapporto digitale può più facilmente esporre persone vulnerabili alle
conseguenze di condotte poco etiche da parte di medici poco professionali».
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