Confindustria Firenze: Luigi Salvadori nuovo presidente. Ed ecco la sua squadra


FIRENZE – «Sento la responsabilità di chi deve rappresentare le donne e gli uomini che stanno tenendo in piedi la nostra economia fiorentina, cambiando volto alle fabbriche di oggi e progettando l’industria di domani. Solo agendo insieme l’industria fiorentina saprà riprendersi quella centralità e quel ruolo civico che le appartiene; e questo sarà un vantaggio per noi e per il territorio, perché soltanto chi fa impresa sa trasformare i vincoli in opportunità; sa uscire da condizioni difficili con scelte vincenti». Quella immaginata dal presidente di Confindustria Firenze Luigi Salvadori, eletto ieri, lunedì 3 aprile, presidente dall’assemblea degli industriali fiorentini è una Confindustria Firenze unita, forte, innovativa e con un solo obbiettivo strategico: rimettere l’impresa al centro.
I vicepresidenti che affiancheranno il neopresidente avranno deleghe su: Smart City e Città Metropolitana; Confindustria 4.0; Attrazione e Sviluppo d’impresa e relazioni industriali e welfare; Internazionalizzazione. «La logica di fondo è che l’Industria 4.0 – che è il nuovo paradigma produttivo in cui ci muoviamo – ha bisogno: di un territorio e di una Pubblica Amministrazione 4.0; di relazioni industriali e di un capitale umano 4.0 e di un’associazione 4.0. Altrimenti si perde la coerenza strategica fra imprese, associazione e territorio».
Allora ecco le deleghe: Lapo Baroncelli, si occuperà di Smart city e Città Metropolitana; Enrico Bocci a cui va la delega di Confindustria 4.0; Azzurra Morelli, con delega all’internazionalizzazione; Fabrizio Monsani si occuperà di Attrazione Sviluppo d’impresa e Relazioni industriali e Welfare. Stefano Gabbrielli, vicepresidente di diritto avrà la delega al turismo. Il lavoro della squadra di presidenza sarà affiancato da quello dei consiglieri incaricati: Giancarlo Carniani, sviluppo dell’internazionalizzazione del territorio; Giacomo Lucibello, formazione; Roberto Naldi per le infrastrutture; Riccardo Spagnoli, piano strategico e fattori competitivi territoriali. E sarà un lavoro di squadra con progetti strategici affidati a Gianluca Angusti, agenda digitale; Franco Baccani, “made in” e contraffazione; Maurizio Bigazzi, credito; Simone Campinoti, responsabilità sociale dell’impresa; Mario Curia, culture; Silvia Donnini, ricerca e innovazione nella industria alimentare; Alessandro Sordi, startup e accelleratori; Claudio Terrazzi, industria dello sport.
Infine Michele Legnaioli avrà il coordinamento dello steering committee e Michele Pezza delle sezioni territoriali.
«Firenze .- ha detto il presidente – è una realtà fatta di relazioni industriali innovative che sono un battistrada per l’intero sistema. A partire da un modello di welfare che veda una triangolazione imprese/sindacati/istituzioni in una logica sussidiaria” ha inoltre sottolineato il presidente Salvadori, “peraltro le relazioni industriali innovative sono uno strumento per l’attrattività del territorio e per la crescita. E qui occorre coniugare il patrimonio dato dalla storica cultura collaborativa delle relazioni industriali in questo territorio, con l’esigenza di introdurre innovazioni che favoriscano la crescita delle imprese. In queste settimane abbiamo toccato con mano quanto spazio era rimasto vuoto sul mercato della rappresentanza nel nostro territorio; e quanto fosse necessaria una Confindustria che riprendesse autorevolmente il suo ruolo di protagonista attivo dello sviluppo e della crescita di Firenze. Quel vuoto lo abbiamo riempito con azioni di investimento sul territorio e azioni di rappresentanza. Penso alla nuova illuminazione del Salone dei Cinquecento; penso al varo del nostro Piano di salvataggio e rilancio del Museo di Doccia, insieme al Ministero dei Beni Culturali e alla Fondazione Cassa di Risparmio, con il supporto degli Amici del Museo di Doccia. Ma mi riferisco – soprattutto – al Piano Strategico della Città Metropolitana. Infine l’internazionalizzazione. Il tema è cruciale per la ripresa, perché la crescita passa tutta dal canale estero. A Firenze è presente uno degli hub manifatturieri più importanti del made in Italy. Dobbiamo puntare di più su questo asset; sia in termini di attrazione di nuovi investimenti; sia in termini di promozione e di internazionalizzazione, perché ognuno sta al centro della globalizzazione che merita. E noi dobbiamo muoverci su entrambi i fronti: su quello degli investimenti esteri, che dobbiamo far crescere in modo consistente e saper trattenere; e su quello dell’internazionalizzazione delle nostre aziende; perché la buona internazionalizzazione è IN oltre che OUT. Per questo dovremo fornire alle nostre imprese – soprattutto alle PMI, ma anche alle startup – un toolbox per orientarsi nel mondo che cambia. Perché stare sui mercati internazionali non vuol dire solo ‘vendere all’estero’, ma ‘fare impresa all’estero’, innovando continuamente prodotti e servizi per rispondere alla complessità del contesto globale»