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Alitalia, referendum: oltre metà dei dipendenti (5.140) boccia il piano, si va verso il commissariamento della compagnia

ROMA – L’Agenzia Ansa riferisce che i dipendenti di Alitalia avrebbero bocciato il preaccordo per il salvataggio della compagnia. Secondo i fonti bene informate, i NO al momento sarebbero 5.140, superando così il 50% dei votanti.

Le notizie iniziali davano a Milano la prevalenza del no al referendum sul piano di salvataggio di Alitalia. Secondo i dati comunicati dai sindacati, a Linate i contrari all’accordo sono stati 698, 153 i favorevoli. A Malpensa 278 no e 39 sì. Le operazioni di voto si sono concluse alle 16. A Napoli hanno invece prevalso i sì 17 contro gli 11 no. La partita decisiva si gioca nella capitale, dove a metà circa dello spoglio, i no prevalgono ancora nettamente.

I dati si riferiscono ai due seggi di Milano e a due urne di Roma. Nella seconda, dove ha votato il personale di terra, i favorevoli si sono imposti con 774 voti contro i 440 contrari. Molto diversa la situazione per la prima urna, in cui hanno votato i naviganti al “crew briefing center”, nella quale gli aventi diritti erano 4.004. La prima scatola di questa urna ha registrato 1.856 contrari e 194 favorevoli mentre i dati, parziali, della seconda scatola della vedono i no imporsi con 665 voti contro i 56 sì. E’ da tener presente che in base ai 10.101 votanti, la soglia di non ritorno si attesta a 5.050 voti, una cifra superata adesso dai voti del No.

La scelta dei sindacati è stata di scrutinare prima i seggi del personale navigante, motivo per cui dai primi dati risulta una prevalenza schiacciante dei No. Sono infatti piloti e assistenti di volo ad aver contestato maggiormente questo accordo, firmato tra azienda e sindacati il 14 aprile al ministero dello Sviluppo economico. L’intesa prevede per loro il taglio dello stipendio dell’8%, mentre per il personale di terra la cassa integrazione straordinaria per 980 persone. Al voto avrebbe partecipato l’87% degli aventi diritto, cioè 11.400 lavoratori.

I dodicimila lavoratori della compagnia sono stati chiamati a esprimersi sul pre-accordo sottoscritto il 14 aprile scorso tra i sindacati, l’azienda e il Governo. I risultati negativi finora riscontrati hanno spinto il governo a convocare un vertice di emergenza a palazzo Chigi. Presenti il premier Paolo Gentiloni e i ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio.

Il piano sottoposto all’approvazione dei lavoratori prevede circa mille esuberi di lavoratori a tempo indeterminato e tagli alle retribuzioni, ma è l’ultima chance dell’ex compagnia di bandiera. Se il referendum vedesse, come sembra certo, la vittoria dei no, gli investitori si ritirerebbero e per il vettore si aprirebbero prospettive dure, anche se ancora da individuare. Comincia già a circolare il nome del commissario liquidatore: si tratterebbe di Enrico Laghi. Il governo nei giorni scorsi ha più volte ribadito che in caso di mancata approvazione del piano sarebbe arrivato il commissario con la messa in liquidazione della società.

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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