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Lavoro: Bolzano prima provincia per redditi da impiego dipendente, Firenze 23ma, più giù le altre toscane

ROMA – Alti stipendi e tasso di disoccupazione ai minimi: è Bolzano la provincia dove si sta meglio dal punto di vista del lavoro. L’Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro, in un report relativo alla posizione delle province d’Italia in relazione agli stipendi percepiti e al tasso di disoccupazione registrato dimostra che Bolzano è ancora una volta ai vertici delle classifiche del benessere in Italia. La retribuzione indicata è quella netta media mensile percepita dagli occupati alle dipendenze (15 – 64 anni) ed è relativa all’anno 2016.

La provincia del capoluogo altoatesino è quella con gli stipendi medi più alti d’Italia – 1.476 euro –  e allo stesso tempo quella con il minor numero di disoccupati sul totale della popolazione. Seconda in classifica Varese, seguono Monza e Brianza (1.456), Como (1.449), Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424) e Lodi (1.423). Tutte province del Nord, più il capoluogo emiliano. Male il Sud, una via di mezzo il Centro.

In Toscana la prima è Firenze (23° posto nazionale) con retribuzione media pari a 1.352 euro, seguono Pisa (34°, 1.329), Pistoia (46°, 1.309), Lucca (48°, 1.301), Livorno (49°, 1.297), Siena (51°, 1.292), Grosseto (66°, 1.253), Massa Carrara (72°, 1.245), Prato (73°, 1.243), Arezzo (76°, 1.239).

Il report fornisce anche un altro dato di confronto: quello della differenza dei diversi tassi di occupazione. Prese cioè 100 persone in una determinata fascia di età, quali sono le province in cui il numero di donne e uomini che lavora è più simile. In questo caso è Arezzo – ultima nella classifica toscana delle retribuzioni medie – la provincia più egualitaria, seguita da Biella e dall’Ogliastra, in Sardegna. È invece la Puglia il fanalino di coda: Brindisi, Foggia e Barletta-Andria-Trani si aggiuidicano gli utlimi tre posti in classifica, con tassi di occupazione tra donne e uomini che si distanziano per circa 30 punti percentuali.

Il rapporto fornisce anche molte elaborazioni utili per comprendere l’enorme divario regionale che ancora caretterizza il mercato del lavoro. Uno di queste riguarda il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, un dato poco utilizzato che che include non soltanto i disoccupati (chi cerca lavoro ma non lo trova), ma anche quella quota di inattivi che non cerca e non ha un lavoro perché immagina di non trovarlo, ma che sarebbe disposta a lavorare se si presentasse l’occasione. Si tratta, in sintesi, di persone che anche se non lavorano vorrebbero farlo. Il gap tra Nord e Sud in questo senso è schiacciante: si passa dal 5,3% di Bolzano al 48,7 di Vibo Valentia.

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