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Opera di Firenze: una lunga standing ovation per salutare Zubin Mehta

Il discorso a fine concerto del Maestro Mehta (a destra il Sovrintendente Cristiano Chiarot)

FIRENZE – Il Maestro Zubin Mehta ha salutato Firenze con un concerto memorabile e con un discorso commosso, rivolto soprattutto alla “sua” orchestra, che non ha esitato a definire la sua famiglia, ma anche al pubblico del Maggio Musicale Fiorentino, che lo ha seguito fedelmente per 32 anni. «Mi mancherà» ha detto dell’orchestra con la voce un po’ rotta dall’emozione, e si sentiva bene che non erano parole di circostanza.

La commozione ha contagiato l’intera sala, che già aveva reagito a un’interpretazione di rara intensità della Sinfonia n. 4 in mi bemolle maggiore «Romantica» di Anton Bruckner, cavallo di battaglia di Mehta che la dirige a memoria, con un’interminabile standing ovation. Avevano l’anima sulla punta delle dita e degli archetti, gli orchestrali. Può star sicuro, il Maestro Mehta, che anche il pubblico sentirà la sua mancanza, benché il nuovo Sovrintendente Cristiano Chiarot, salito sul palco a introdurne il discorso, indicando il Maestro abbia detto che è ancora la sua orchestra, ed entrambi, Sovrintendente e Mehta, abbiano assicurato che la dirigerà ancora. Zubin Mehta ci sarà ad ogni Maggio per dirigere un’opera e ci sarà in stagione per diversi concerti. «Parto, ma tornerò», ha detto, salutato ancora da interminabili applausi.

Gran successo anche per la prima parte della serata, in cui ha brillato il virtuoso del mandolino Avi Avital: dopo un gradevolissimo Concerto in re maggiore RV 93 di Antonio Vivaldi, fiorito di belle variazioni, ha eseguito, accompagnato dagli archi, un pezzo scritto per lui nel 2006 da Avner Dorman e, come bis da solo, un tradizionale bulgaro di grande effetto.

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