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Ambiente: la Commissione Ue apre procedura contro l’Italia per violazione delle norme su discariche e reti fognarie

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BRUXELLES – La Commissione europea accelera su due procedure di infrazione contro l’Italia per violazione delle norme di altrettante direttive in materia di ambiente, finalizzate alla tutela della salute di milioni di cittadini. Nel primo caso, domani l’esecutivo Ue, salvo imprevisti, ufficializzerà il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia Ue per la mancata messa a norma o la mancata chiusura entro la scadenza prevista (16 luglio 2009) delle discariche già autorizzate e in funzione al momento del recepimento della direttiva discariche del 1999.

Nonostante il numero di siti fuorilegge sia in calo rispetto al passato, sarebbero ancora 44 quelli sul territorio nazionale che non seguono gli standard europei. E questo quasi otto anni dopo la scadenza dei termini. Le discariche nel mirino di Bruxelles sarebbe sparse tra diverse regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli, Liguria e Puglia.

Il secondo caso riguarda le reti fognarie, coinvolge 758 agglomerati in 18 regioni e qualcosa come 18 milioni di cittadini italiani. Secondo fonti Ue, la Commissione europea sta per inviare all’Italia una richiesta di parere motivato complementare nell’ambito di una procedura di infrazione aperta nel 2014, perché il nostro Paese non è in regola con i sistemi di raccolta delle acque reflue in numerosi centri urbani con più di 2.000 abitanti.

L’ambiente – con 16 procedure d’infrazione ancora aperte – si conferma il settore dove il nostro paese fa più fatica a ridurre le inadempienze rispetto alle regole Ue. Sulle acque reflue ci sono tre casi aperti, su uno dei quali (centri con carico di acque reflue equivalente a più di 15mila abitanti) si attende la seconda sentenza della Corte di giustizia. L’Italia è stata già condannata nel 2012 e in occasione del secondo deferimento del dicembre 2016 la Commissione ha chiesto l’applicazione di una multa da oltre 62 milioni di euro e una sanzione giornaliera di quasi 347mila euro, da applicare se la piena conformità non è raggiunta entro la data in cui la Corte emette la sentenza.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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