Tasse: deve pagarle anche la squillo, decisione della commissione tributaria di Rimini

RIMINI – Per la Commissione tributaria provinciale di Rimini, la squillo deve versare le tasse allo Stato sul reddito accertato dall’Agenzia delle Entrate. La decisione è stata presa con sentenza, depositata a fine giugno, sul ricorso presentato da una donna di origine austriaca che esercita il mestiere e alla quale l’Agenzia delle entrate aveva accertato numerosi versamenti in contanti sul conto corrente.
Nei confronti della donna l’ente aveva avviato una verifica relativi ai cospicui depositi in contanti relativi all’anno fiscale 2011. La stessa poi aveva dichiarato di praticare la prostituzione, due o tre volte la settimana, tutto l’anno, sul lungomare di Rimini: i versamenti in contanti provengono regalie dei clienti.
L’Agenzia le ha contestato mancati versamenti Irpef, Iva e contributi previdenziali per un valore di quasi 20mila euro. La donna non ha impugnato le risultanze dell’accertamento bancario, o i versamenti in contanti, ma si è rivolta alla commissione tributaria per contestare l’imponibilità dei ricavi della prostituzione.
La Commissione con sentenza ha ammesso il ricorso per la sola parte dei contributi previdenziali, che quindi la donna non dovrà versare, definendo però legittima la verifica dell’Agenzia delle Entrate con relativo computo delle tasse.
Un buon suggerimento dei giudici tributari al fisco e a Boeri, presidente Inps, che dovrebbero puntare a tassare questo lucroso settore di attività piuttosto che pensare sempre di stangare i soliti pensionati.

Francostars
Difatti, la prostituzione in Italia è già tassata; questo ai sensi dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con le Sentenze n. 10578/2011, 18030/2013, 7206/2016, 15596/2016 e 22413/2016. Il Codice relativo è 96.09.09 “Altre attività di servizio per la persona non classificabili altrove”.
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