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Tripoli: migranti, vertice di Minniti con le autorità e i sindaci libici

Minniti

TRIPOLI – Il ministro marco Minniti, accompagnato dal presidente dell’Anci Antonio Decaro, ha partecipato a Tripoli al vertice sui migranti e sulla lotta ai trafficanti di esseri umani con 5 ministri libici e tredici primi cittadini di altrettante città sulla costa e nel sud della Libia.

Il nostro ministro, accolto dal premier Fayez Al Sarraj, ha proposto un «patto contro i trafficanti»: rinunciare all’appoggio ai clan che gestiscono le partenze dei migranti verso l’Italia in cambio di finanziamenti per progetti di sviluppo sociale e azioni per risollevare l’economia delle città attualmente sotto il giogo delle bande. Come Sabrata, gioiello storico e culturale, ridotto a un hub per disperati gestito dai trafficanti. Tre sindaci libici — di Al Maya, Zuwarah e Janzur — hanno rivelato di aver già bloccato gli arrivi di migranti dal Niger e dal Ciad, ma anche di aver bisogno di tutto per andare avanti: dai dissalatori agricoli alle celle frigorifere per i cadaveri, da nuovi presidi medici alle spazzatrici per pulire le strade, fino a progetti per attività sportive. «Toglieteci l’embargo» Ma soprattutto la Libia chiede che l’Italia agisca nelle sedi internazionali, soprattutto all’Onu, per far togliere l’embargo che impedisce di acquistare nuove armi e colmare il gap con i trafficanti. Che con migliori dotazioni potrebbero essere invece contrastati in modo efficace, sia sulla terra che in mare. In questo ambito peraltro con forze navali italiane per pattugliare le coste. «Che sia possibile togliere l’embargo almeno per alcuni corpi della sicurezza interna, come la guardia costiera e la polizia», chiedono ancora i libici che ieri, con il portavoce della Marina, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, hanno parlato di «un sospetto contatto fra una Ong e i trafficanti a largo di Sabrata».

«Una manifestazione di determinazione a voler combattere il fenomeno — è il commento dell’ambasciatore d’Italia Giuseppe Perrone —. Spesso si dice del governo libico che sia connivente o incapace: il messaggio che è stato dato è opposto perché c’è voglia di collaborare con l’Italia, il loro vero partner di riferimento in Europa. Perla Libia i trafficanti sono un po’ come la mafia per noi nei decenni scorsi». Il vero problema per Al Sarraj è però il controllo del territorio, con una rete di bande di trafficanti che coinvolge attualmente una quindicina di città. «Dobbiamo liberarci dal flagello che rappresentano e costruire una prospettiva di futuro per i vostri figli — ha concluso ieri Minniti —, la Libia ha mostrato al mondo il suo bel volto, fate in modo che questo messaggio rimanga forte».

Di nuovo tante belle parole, un’altra gita pressoché inutile dei nostri governanti, ma per ora non si vede all’orizzonte alcuna prospettiva concreta di blocco delle partenze dalle coste libiche. E l’invasione continua.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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