Migranti, Toscana: il flop gigantesco dell’accoglienza in famiglia

FIRENZE – Ricorderete tutti come l’assessore Bugli avesse presentato, esattamente un anno fa, la nuova iniziativa di accoglienza della regione Toscana, fortemente voluta dal presidente Enrico Rossi, volta a inserire migranti in seno a famiglie che lo facessero volontariamente, ovviamente dietro pagamento della quota giornaliera fissata per le cooperative. Un call center, numero verde della Regione, all’inizio molte telefonate, circa 100 offerte, poi più nulla anche per problemi burocratici di cui Rossi ha naturalmente addossato la colpa alle prefetture. Per riassumere il concetto in due parole nella solidale Toscana, nessuno ha accolto immigrati in casa secondo il percorso individuato dalla Regione circa un anno fa.
Lo ha confermato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, che già nel 2016 aveva duramente criticato l’iniziativa, sottolineando che era rivolta solo agli stranieri e non agli italiani in difficoltà. «Non è stato facile avere la conferma – spiega Donzelli – ma in Toscana non ci sono casi di accoglienza, con l’eccezione di un caso in provincia di Firenze che attende comunque il via libera della prefettura. Diciamo che il governo regionale riesce a far fallire anche le idee demagogiche e surreali che produce. Forse il flop è dovuto al fatto che le loro cooperative amiche non ci guadagnano: è un progetto che si è impantanato nella burocrazia, ma a loro interessa fare business».
Il programma di accoglienza da parte di famiglie, privati cittadini e proprietari di strutture ricettive, di extracomunitari richiedenti protezione internazionale, secondo quello che la giunta Rossi definisce «il modello toscano di accoglienza diffusa», che aveva un numero telefonico dedicato e del personale assegnato non ha convinto.
