Migranti: l’Onu attacca l’Italia, il codice di condotta Ong viola i diritti dei migranti

ROMA – Quell’ente praticamente inutile e costoso che corrisponde al nome di Onu, da una cui agenzia ci proviene la presidenta Boldrini, non solo fa poco per intervenire positivamente nella questione del traffico di migranti, che invece l’Italia cerca di frenare, ma addirittura attacca il nostro paese per aver imposto regole al via vai incontrollato delle navi Ong nel mediterraneo. Due esperti delle Nazioni Unite si scagliano infatti contro la Ue e contro il codice di comportamento: «Il nuovo piano d’azione europeo e il codice di condotta dell’Italia per le Ong – sostengono il relatore Onu per i diritti dei migranti, il cileno Felipe Gonzalez Morales, e quello contro la tortura, lo svizzero Nils Melzer – rischiano di portare a un aumento di morti nella traversata e violano i diritti dei migranti». L’Italia e gli europei – accusano Gonzalez Morales e Melzer – stanno provando «a spostare le frontiere europee in Libia», contravvenendo però, secondo loro, al diritto internazionale.
Ma bando alle chiacchiere di esperti inutili, superpagati e pretenziosi, le cui affermazioni non meritano neppure una replica, lasciamo spazio ai dati. A luglio, rispetto a un anno fa, gli sbarchi in Italia di migranti provenienti dalla Libia si sono dimezzati (11.459 sbarcati contro 23.552). Ad agosto, il calo è stato ancor più vertiginoso. Nell’ultima settimana si contano 544 salvataggi contro 1.750 dell’analogo periodo del 2016. Nella prima metà di agosto sono approdati in Italia in 2.245; erano stati ben 21.294 in tutto l’agosto del 2016. Il metodo Minniti, condannato dalle Associazioni umanitaria, da Delrio e inizialmente da Renzi, ma approvato dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e dalla Commissione europea comincia a funzionare.
La riduzione drastica degli arrivi dipende, è vero, da un complesso di ragioni, non solo per il Codice di regolamentazione delle Ong, ma anche per l’efficace azione della Guardia costiera, che ha portato alla fuga di molte navi Ong dall’area e al ripensamento di rotte da parte degli scafisti. Anche i prodi sostenitori dell’umanitarismo (spesso a pro loro) si dovrebbero convincere che in questo modo si riduce anche il rischio dei naufragi nel Mediterraneo centrale, ma da quest’orecchio i benpensanti interessati non ci sentono.
