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Fisco: diminuisce la stretta sui conti correnti. Controlli calati del 44%

Agenzia Delle Entrate In Florence Ufficio 1

ROMA – Proprio mentre – dal 1 luglio scorso – il Fisco ha la possibilità di pignorare i conti correnti grazie alla nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione (che sostutuisce Equitalia), sembra ammorbidirsi la stretta dei controlli periodici sui conti stessi. E questo perché, apparentemente, il timore di controlli ha portato aziende e contribuenti ad una maggiore ‘collaborazione’ con le autorità fiscali.

NUMERI – Partiamo dai numeri: nel 2016 gli accertamenti in banca sono scesi del 43,9% fermandosi a 2.773 contro i 5.426 del 2015. Il gap appare ancora più evidente rispetto a cinque anni fa. In un quinquennio si registra un calo drastico (meno 86,7%, da 11.872 del 20113 a 2.773 dello scorso anno).

COLLABORAZIONE – Un ruolo, come accennato, va riconosciuto al sempre più ampio uso della compliance fiscale. Il nuovo approccio usato dalle Entrate che ormai notificano con avvisi bonari gli «errori» commessi dal contribuente, hanno permesso negli anni di aumentare il ritorno dei proventi derivanti dal controllo, riducendo al contempo l’invasività del controllo stesso: su 19 miliardi di euro recuperati nello scorso anno ben il 72% della cifra, circa 14 miliardi, derivano da saldi di errori o dimenticanze dei contribuenti.

DIGITALIZZAZIONE – Altro importante fattore per dare spinta per l’ottenimento di questo risultato ha contribuito non poco il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: l’incrocio dei dati di fornitori di servizi e consumatori ha portato ad avere un database tale da permettere di dare ‘alert’ preventivi molto pertinenti che hanno quindi portato il contribuente a “collaborare volontariamente” con l’Agenzia.

E’ una strategia che premia? Come ha sottolineato ad Investireoggi Alberto Ravaioli, ex sindaco di Rimini, i dati relativi al recupero dell’evasione fiscale nel 2016 sono incoraggianti. Si parla di ben 19 miliardi di euro anche se “il 72% per cento della cifra, circa 14 miliardi, derivano da saldi di errori o dimenticanze dei contribuenti. Come a dire che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (che è un gran bene) ha portato i suoi frutti, permettendo un incrocio dei dati e quindi un recupero così importante… forse anche con poca fatica. Modelli precompilati, digitalizzazione, il limone da spremere però è sempre lo stesso. Se poi si aggiungono i 4.1 miliardi arrivati dalla cosiddetta voluntary disclosure (la “collaborazione volontaria” nel far rientrare i capitali dall’estero, Svizzera in testa e San Marino compresa) il cerchio si chiude. In definitiva, scarsissimo il contributo dei grandi evasori o degli sconosciuti al fisco”.

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