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Monte Paschi: dopo rientro corre in borsa, + 3,91% a 4,728 euro

MILANO – Montepaschi ha corso in Borsa e ha chiuso la seconda seduta in crescita del 3,91% a 4,728 euro. Il mercato ha quindi dimostrato di credere nel titolo più di quanto
sperasse la banca che, nei giorni scorsi, aveva indicato in 4,28 euro il valore prudenziale delle proprie azioni. In Piazza Affari, l’istituto senese vale ora quasi 5,4 miliardi di euro.
Certo, sono ancora lontani gli 8,3 miliardi con cui, nei mesi scorsi, è stato ricapitalizzato dal Tesoro e dagli obbligazionisti subordinati, ma il trend alimenta le speranze degli azionisti.
Per Mediobanca il titolo è destinato a crescere. Piazzetta Cuccia indica in 5 euro il prezzo obiettivo. Ai valori attuali, comunque, la quota dello Stato, primo socio di Mps al 52,2%,
vale circa 2,8 miliardi, contro l’investimento già fatto da 3,85 miliardi per comprare azioni a 6,49 euro. La partecipazione del Tesoro, però, aumenterà fino a circa il 70%, visto che dal 30
ottobre al 17 novembre acquisterà a 8,65 euro le azioni degli ex titolari di subordinati.
Nel breve periodo, la perdita per le casse dello Stato pare quindi destinata a crescere. L’investimento è però servito a salvare Mps dal crac e, quindi, a evitare le profonde
ripercussioni che ci sarebbero state sull’intero sistema bancario e sull’economia del Paese.
Montepaschi è tornato in Borsa dopo 10 mesi di sospensione.
Mentre l”esordio è stato caratterizzato da una serie di sospensioni e corpose oscillazioni, nella seconda seduta il titolo è stato più stabile: non è mai entrato in asta di volatilità e il valore ha oscillato fra i 4,6 e i 4,8 euro. Il cda della banca tornerà a riunirsi domani. Inizialmente la seduta era stata convocata per l’approvazione della trimestrale, che però è slittata al 7 novembre. In quell’occasione potrebbe anche essere convocata l’assemblea, che a dicembre sarà chiamata a varare i nuovi statuto e board. Al momento si profila una sfida fra tre liste: una del Tesoro, una di Assicurazioni Generali (secondo azionista al 4,3%), e una terza dei fondi divenuti azionisti con la conversione dei subordinati.

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