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Pubblica amministrazione: divieto di assunzione dei co.co.co slitta al 2019

ROMA – I co.co.co della pubblica amministrazione hanno un anno di tempo prima che scatti il divieto. La manovra ha infatti rimandato al 2019 l’addio, che doveva entrare in vigore quest’anno. Gli uffici avranno così altri dodici mesi per gestire le collaborazioni che  rischierebbero di confondersi con un rapporto di lavoro dipendente, visto il ruolo del datore, del capo, che in qualche modo organizza il lavoro (orario e luogo).
Tanto più che dal primo gennaio è ufficialmente partito il piano per il superamento del precariato, previsto dalla riforma Madia. Piano che dà la possibilità di prorogare i rapporti per chi ha un contratto flessibile da più di tre anni, in vista di concorsi con riserva. Resta poi sempre la possibilità di affidare incarichi di lavoro puramente autonomo, per professionalità specifiche.

Stando agli ultimi dati, quelli dell’Aran, aggiornati al 2015, si contano poco meno di 14 mila co.co.co, concentrati in sanità, università ed enti locali. Lo stop a queste forme di lavoro deriva dal Jobs act. Inizialmente, però, il divieto doveva decorrere dal primo gennaio del 2017.
Siamo infatti al secondo rinvio. C’è da ricordare che nella P.a, a differenza che nel privato, non si può sanare la situazione, trasformando la collaborazione in un’assunzione. E lo stesso vale per i tempi determinati. Anche per loro si apre però la strada delle assunzioni, attraverso il piano messo a punto dalla riforma del Pubblico impiego e dettagliato nella recente circolare firmata dalla ministra della P.a. Marianna Madia.
Anzi, per i contratti a termine entrati in virtù di un concorso, e soddisfatti i requisiti previsti dalla legge, si passa direttamente all’assunzione. Ciò dovrebbe allontanare anche la procedura di infrazione europea verso l’Italia. In questi anni poi si sono succeduti diversi ricorsi, con i tribunali che hanno imposto alle amministrazioni di risarcire il danno provocato a persone dopo anni e anni di precariato.

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