Grosseto: droga e anabolizzanti. Ci sono 22 indagati. Anche 7 poliziotti

GROSSETO – Ci sono 7 poliziotti tra i 22 indagati dell’inchiesta resa nota il 21 settembre del 2017 con l’arresto di un loro collega in servizio alle volanti della questura di Grosseto. Le accuse, per i 22 indagati, sono, a vario titolo, di spaccio e cessione di stupefacenti, detenzione abusiva di armi, commercio di farmaci anabolizzanti attraverso canali diversi dalle farmacie, ricettazione, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. La notizia è riportato dai quotidiani locali che riferiscono dell’avviso di conclusione delle indagini.
Dall’avviso di conclusione delle indagini, tra i 22 indagati emergono, oltre a un assistente capo, anche altri sei poliziotti in servizio alla questura di Grosseto, tutti accusati di favoreggiamento, quindi un’avvocatessa grossetana, un farmacista di Orbetello, spacciatori stranieri e altre persone accusate di aver commerciato farmaci in modo illegale. Per questa inchiesta, l’ assistente capo ha già trascorso un periodo di detenzione ai domiciliari, misura emessa dal gip su indicazione della procura e che è stata poi revocata il 19 novembre 2017 senza alcun obbligo. Secondo la procura, il poliziotto acquistava da spacciatori, trasportava e cedeva cocaina e anche sostanze dopanti ad alcuni amici. Le attività di indagine, coordinate dal pm Giuseppe Coniglio e svolte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Grosseto, hanno consentito di ricostruire come, nel corso del 2016, il poliziotto abbia più volte ricevuto da parte di diversi soggetti – anche extracomunitari – e ceduto anche sostanze anabolizzanti.
Sarebbe stata inoltre accertata la detenzione illecita di munizioni e l’indebita rivelazione a terzi di notizie coperte da segreto di cui l’assistente capo era a conoscenza in ragione
del proprio ufficio. In una circostanza è emerso anche che l’indagato avrebbe prodotto atti falsi incolpando un extracomunitario di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, pur sapendolo innocente. Atti che l’assistente capo, sempre secondo le accuse, avrebbe sempre commesso nella veste di pubblico ufficiale e tutore dell’ordine pubblico. Secondo quanto ricostruito, nel 2000 l’assistente capo, all’epoca in servizio a Firenze, dove sarebbe stato coinvolto anche fra i buttafuori delle discoteche e negli ambienti del Calcio Storico, fu arrestato in carcere in un’inchiesta su sostanze stupefacenti. Dopo aver scontato una condanna, fu reintegrato nel 2003 nella polizia e prese servizio a Grosseto, nella squadra volante.
