Firenze: al Teatro Niccolini un nuovo progetto di avviamento al lavoro per giovani

FIRENZE – Parte dal Teatro Niccolini di via Ricasoli, da una delle sale teatrali all’italiana più antiche in assoluto (ancor più antica della Pergola), un progetto di avviamento al lavoro dei giovani che si pone come obiettivo primario quello di trovare un nuovo attore per un teatro nuovo.
Dal 15 marzo lo storico teatro sarà interamente animato, vissuto, gestito, spettacolarizzato da un gruppo di giovani (il primo nucleo è costituto dai diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, ma a essi se ne aggiungeranno altri provenienti da differenti istituzioni formative italiane) che si occuperanno di tutto ciò che serve per portare avanti una sala, compresi l’amministrazione, la comunicazione, la promozione, l’accoglienza in sala, le pulizie. Un teatro realmente dei giovani, orientato verso il nuovo.
Per garantire una prospettiva di vita, nel percorso del progetto sarà assegnata una borsa di studio mensile. Tutti i selezionati, a rimarcare lo slancio in avanti, saranno riuniti sotto il nome de «i Nuovi».
Lo speciale progetto di avviamento alla professione che prende le mosse con il primo gruppo nasce da una riflessione sulle domande che nel 1963 Julian Beck si pone in una delle sue meditazioni sul teatro, in particolare sul come farlo ora. Da qui il proposito di formare un Nuovo Attore, un Attore Totale, che agisca all’interno di un’idea di teatro alternativa a quella attuale, nella quale l’attore abbia nozione e conoscenza di ogni aspetto della messinscena (dall’organizzazione alla comunicazione alla gestione del luogo teatrale) e riesca a metterle a frutto nei confronti della recitazione e del rapporto con il pubblico. Una versione contemporanea degli attori della Commedia dell’Arte, aggiornata all’Attore Scarrozzante (secondo la concezione di Testori, non a caso uno dei primi autori a essere messo in scena), che basato al Niccolini possa muoversi in ciascuno degli spazi del Teatro della Toscana.
Questa idea è connessa all’idea di un teatro nuovo che abbia come scopo quello di ripensare il teatro oggi e riscoprire il valore profondo del mondo classico per metterlo in relazione con pensieri, suggestioni ed esperienze contemporanee. Un dialogo costante tra presente e passato, per comprendere meglio le nostre radici e poter lavorare sul futuro, un Teatro d’Arte che, facendo riferimento alle grandi teorizzazioni di inizio Novecento (Appia, Craig, Antoine, Stanislavskij, Copeau), parta dalle esperienze di Costa e Grotowski, patrimonio ineguagliabile della Fondazione.
Le mansioni individuate per i giovani, che saranno svolte sulla base di una turnazione in modo che tutti a turno si occupino di ogni aspetto del fare teatro, sono: direttore (organizzazione generale del lavoro); amministratore di compagnia; addetto all’organizzazione funzionale (produzione, programmazione, promozione); addetto alla comunicazione; direttore di scena; responsabile tecnico; custode; maschera; pulizie (riassetto serale della sala). Il compito di far conoscere la maestria degli artigiani della scena è svolto dal Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola, che realizza costumi e scenografie delle produzioni del Teatro della Toscana. In programma, inoltre, un’intensa attività formativa su temi come inglese teatrale contemporaneo; canto; teatro comico; legislazione teatrale; management teatrale; consulenza del lavoro; gestione del personale; sicurezza e organizzazione; programmazione e produzione.
Il progetto include un’opportunità per le imprese: quella di poter “adottare” uno o più partecipanti al progetto, contribuendo alla sua reale crescita professionale godendo di defiscalizzazione tramite Art Bonus, che estesi anche al teatro consentiranno a tutte le imprese che decideranno di intervenire di recuperare il 65% del loro investimento in detrazioni.
Il primo Maestro che istruirà i Nuovi è è Marco Baliani, che dirigerà al Teatro Niccolini, dall’11 al 22 aprile, «La Mandragola» di Machiavelli e spiega: «Penso a uno spettacolo in continuo fibrillante movimento, come se il turbine delle passioni che governano gli animi dei personaggi si esplicitasse in una frenesia di corpi danzanti. Ogni personaggio ha un suo doppio-ombra che invisibile lo trascina, lo muove, gli sussurra le parole da dire, lo confonde e lo turba, un regista occulto che muove il corpo del personaggio come una marionetta. Per ogni azione scenica ci sarà un coro di corpi, nella penombra di luoghi comunque ombrosi e intrisi di oscurità, che sarà un’eco sonora e visiva di quel che accade psichicamente ai personaggi. Il linguaggio di Machiavelli sarà in parte tradito, come sempre accade quando l’arte commette l’arbitrio di una traduzione, le parole dovranno avere la stessa forza di quelle originali, ma dovranno parlare alle nostre orecchie disincantate, dovranno essere materiche e quindi mai filologicamente rispettose».
A partire dal mese di ottobre ci saranno Gianfelice Imparato con un lavoro sul teatro comico e sui testi brevi di Eduardo che indaghi anche la possibilità stessa di un teatro comico oggi in Italia; Glauco Mauri con una masterclass sul mestiere dell’attore e un laboratorio su Dostoevskij curato anche da Matteo Tarasco; Andrée Ruth Shammah, che si cimenta nuovamente nello storico allestimento dei «Promessi sposi alla prova» testoriani, questa volta per instaurare un meccanismo di scambio creativo con i giovani; e Beppe Navello, con un progetto che indaga il ruolo di un teatro nazionale oggi in Italia a partire dalla questione della lingua.
Il 24 e 25 marzo Filippo Timi apre al pubblico le prove al Niccolini del suo nuovo spettacolo prodotto dal Teatro Franco Parenti e dalla Fondazione Teatro della Toscana: «Un cuore di vetro in inverno» con Marina Rocco, Elena Lietti, Andrea Soffiantini, Michele Capuano. È la storia di un cavaliere umbro che parte per sconfiggere il drago delle sue paure e debolezze. «Quando ho chiesto a Filippo di fare una serie di serate intorno a delle parole chiave (per esempio la paura, il sogno) – racconta Andrée Ruth Shammah – lui è arrivato un pomeriggio, si è seduto nel mio ufficio e mi ha letto quello che aveva scritto. È stata un’ora di grande intensità. Non si poteva non cercare di fare di tutto per fargli mettere in scena quelle parole. Abbiamo chiesto aiuto alla Fondazione Teatro della Toscana, che ha sempre ospitato e co-prodotto i nostri spettacoli di Filippo. Ora non ci resta che fare il possibile creando le migliori condizioni artistiche e produttive per accompagnare la nascita di questo nuovo lavoro».
Come teatro della lingua italiana, il Niccolini aprirà anche un’importante finestra sul vernacolo come «lingua popolare colta», al fine di dare visibilità agli autori storicamente più importanti. Dopo l’esperimento di gennaio 2018 tornerà come spettacolo delle feste «L’Acqua cheta» della Compagnia delle Seggiole, mentre è atteso l’allestimento di un grande classico come «La fiera dell’Impruneta» di Giulio Bucciolini.
