Sicurezza: Taser, pistola elettrica, in dotazione alle Forze dell’ordine. Si avvia la sperimentazione

ROMA – Dopo un percorso più che travagliato, la pistola elettrica (Taser) sarà in dotazione alle forze dell’ordine. Parte il primo test, il ministero dell’Interno ha deciso di avviare la sperimentazione (da 1 a 3 mesi) a cominciare da alcune questure italiane: Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia. Il dispositivo verrà usato da Polizia e Carabinieri.
Entra dunque in azione il “taser”, la pistola che blocca i muscoli grazie alle scariche elettriche. Il dispositivo, che è classificato tra le armi da difesa considerate meno letali, verrà usato a partire dai prossimi giorni, dagli uomini della Polizia di Stato ma anche dai Carabinieri. Da tutto quel personale che ha compiti di controllo del territorio, sulle strade e negli stadi.
L’approvazione dell’uso del “taser”, che risale al 2014, è arrivata dopo polemiche e dibattiti, tra chi la considera un’arma pericolosa per la vita, e chi invece, ritiene sia innocua. Per questa ragione la scelta del tipo di dissuasore da prendere in dotazione è stata lunga, anche perché è uno strumento che non si trova in Italia.
Il modello scelto è il “Taser X2”. Funzionerà così: la scarica elettrica avrà la durata di 5 secondi e sarà a intensità regolare. Gli operatori avranno anche la possibilità di colpire il bersaglio fino a 7 metri di distanza, e avranno a disposizione un colpo di riserva, qualora il bersaglio venisse mancato. Ognuno di loro avrà sulla divisa una particolare telecamera a colori ad alta definizione – dotata anche di visione notturna – che si accenderà automaticamente non appena verrà tolta la sicura dell’arma. E questo per controllarne l’operato e per evitare le polemiche innescate abitualmente da esponenti della sinistra estrema, antagonisti.
Il “taser” è molto usato negli Stati Uniti, dove può essere acquistato anche dai civili. Ma sono 107 i paesi dove le forze dell’ordine ce l’hanno in dotazione: esiste già in Canada, Brasile, Australia, Nuova Zelanda e Kenya. E in Europa: Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca e Grecia, Regno Unito, solo per citarne alcuni.
Naturalmente le Associazioni contrarie alle Forze dell’ordine, come Amnesty international, ritengono che siano stati sottovalutati gli effetti letali, e che moltissime persone negli Usa siano morte. Alcuni studi, però, avrebbero rilevato che i decessi erano avvenuti nelle persone affette da problemi cardiologici, come concausa, anche se questa non può essere considerata una scusante.
Sarà, comunque, un sottogruppo tecnico a stilare un elenco di linee guida operative, da inviare al Viminale. L’obiettivo è di poter utilizzare strumenti non letali davanti ad aggressioni o a persone fuori controllo, senza fare uso dell’arma d’ordinanza. Anche perché recentemente si sono moltiplicate le aggressioni alle forze dell’ordine, non tutelate sufficientemente né da politica né da una parte della magistratura. Se gli obiettivi prefissati saranno raggiunti – sia per il controllo del territorio che per una maggiore sicurezza delle forze dell’ordine – allora l’utilizzo potrebbe diventare effettivo. Così come è successo con lo spray al peperoncino.
