Vallanzasca (4 ergastoli) chiede libertà condizionale. Il figlio di un agente ucciso a Montecatini: «Non perdono»

MILANO – Ha passato 45 anni in carcere e, secondo il suo avvocato, Rnato Vallanzasca avrebbe saldato il suo debito. Per questo ha chiesto la libertà condizionale o, in subordine, la semilibertà. Beneficio già ottenuto nell’ottobre 2013, ma poi revocato dopo l’arresto del giugno 2014 per il furto, in un supermercato, di due paia di boxer, due cesoie e del concime per piante. Una tentata rapina costata all’ex capo della banda della Comasina una condanna a 10 mesi di carcere e 300 euro di multa, che si aggiungono al curriculum criminale fatto di 4 ergastoli e 296 anni di carcere. Nell’istanza, presentata dal difensore Davide Steccanella, si ricorda come Vallanzasca, che a maggio compirà 70 anni, abbia trascorso in carcere 45 anni, quasi mezzo secolo. Dal dicembre 2009 ha iniziato a usufruire di permessi, nel marzo 2010 ha iniziato a lavorare nella cooperativa Ecolab, lavorava in una ricevitoria a Milano prima dell’ultimo arresto, una frenata nel suo percorso di riabilitazione che lo trasforma «da efferato omicida a maldestro ladro di boxer».
RINASCITA – Un presunto percorso di rinascita fatto anche di un nuovo legame sentimentale e di un «cambiamento profondo, non solo anagrafico, ma intellettuale ed emotivo» come certificato da un’equipe di specialisti del carcere di Bollate che nella relazione del 22 febbraio scorso ravvisa «un adeguato livello di ravvedimento» e ritiene che Vallanzasca possa essere ammesso alla liberazione condizionale o in subordine alla semilibertà. Per il difensore Steccanella sostenere oggi che Renato Vallanzasca non abbia ampiamente saldato il proprio debito con la giustizia, appare pertanto a chi scrive affermazione priva di ragionevolezza giuridica, prima ancora che di buon senso. Il Bel Renè, che non ha parlato durante l’udienza a porte chiuse di oggi, 17 aprile, seppure l’età del condannato è ormai equivalente a quella di un pensionato, potrebbe lavorare come volontario nella comunità Il Gabbiano di Calolziocorte (Lecco) e potrebbe essere ospitato nella casa della compagna, a Milano. I giudici hanno acquisito la sentenza sulla tentata rapina e il rapporto disciplinare disposto dalla direzione del carcere di Bollate sul comportamento dell’agente di Polizia Penitenziaria che lo scorso agosto aveva denunciato di essere stato aggredito da Vallanzasca nell’istituto penitenziario. Il collegio di giudici, presieduto da Giovanna Di Rosa, si è riservato: a breve, non esiste un termine definito, deve decidere se concedere all”ex capo della banda della Comasina la liberazione condizionale o la semilibertà.
AGENTE UCCISO – «Il mio pensiero resta sempre lo stesso, non cambia: Vallanzasca ha messo in croce tante famiglie, anche la nostra. Rispetterò qualsiasi decisione del
giudice, ma non riesco, non posso perdonare». E’ quanto afferma, Armando Lucchesi, figlio di Bruno Lucchesi, agente di polizia che morì a Montecatini il 23 ottobre 1976 in uno scontro a fuoco con Renato Vallanzasca e alcuni uomini della sua banda, a proposito della possibilità che a Vallanzasca venga concessa la libertà condizionale. Lucchesi, che oggi ha 60 anni,
vice vicino a Lucca.
