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Salute e igiene: gli animali possono entrare nei negozi alimentari solo a determinate condizioni

Mi sono trovato talvolta a non poter entrare in negozio di alimentari, anche di frutta e verdura, perché lo spazio era quasi totalmente occupato da enormi cani condotti a guinzaglio, ma senza museruola, dalle padrone eleganti che, facendo la spesa settimanale per la famiglia, non se la sentivano di abbandonare il cagnolone, portandolo al seguito e facendolo entrare nel negozio con qualche occhiata storta del gestore e di altri clienti che non vedevano di buon occhio il possente animale che annusava la merce esposta.

La maleducazione e il poco rispetto per gli altri impera talvolta fra i padroni dei cani, i quali dovrebbero conoscere le regole nazionali e locali da seguire per condurre i propri animali, soprattutto nei negozi di alimentari.Un particolare rilievo per la nostra legislazione dovrebbe essere riservato alla questione dell’ingresso del cane al supermercato: il contatto diretto tra l’animale e alcuni alimenti esposti senza protezioni o contenitori potrebbe infatti generare rischi igienici (si pensi al bancone della frutta e verdura o a quello del pane).

La legge italiana vieta l’ingresso di animali domestici solo nei locali dove si preparano, manipolano, trattano e si conservano gli alimenti (come le cucine). Per il resto il sindaco può decidere in autonomia come regolare la materia, disciplinando l’ingresso degli animali nei luoghi pubblici del Comune che amministra e vietandolo nei luoghi sensibili come le scuole, gli ospedali, spesso lasciando libero il singolo esercente di decidere se permettere o meno l’accesso degli animali alla propria attività.

Il dicastero della Salute, con la nota n. 23712/2017 del 7.06.2017, ha aperto la possibilità dell’ingresso di cani e altri animali di compagnia nei negozi al dettaglio e nei supermercati solo se non vi è il rischio di contaminare gli alimenti. Il divieto d’accesso si prevede solo nel caso in cui non si riesca ad evitare il contatto. Ciò sempre a condizione che i regolamenti comunali o regionali permettano l’accesso agli animali domestici negli spazi aperti al pubblico. Cosa che, negli episodi da me constatati, non si verificava. L’Asl di Torino, ad esempio, come riportato da La Stampa, dalla quale riprendiamo anche la foto sopra, con suo provvedimento ha vietato l’ingresso degli animali nei supermercati. La tutela della salute è un bene che va tutelato più della libertà degli animali e dei loro padroni.

Un altro motivo di controversie fra padroni di cani (soprattutto quelli, in numero non scarso, che mostrano di non seguire le regole civili, intendo i padroni) e abitanti, sono gli escrementi lasciati spesso a terra nei marciapiedi, senza che i padroni si preoccupino di asportarli. Come prevedono i regolamenti comunali, che imporrebbero ai vigili urbani (quando riescono ad essere sul posto, cioè quasi mai) di appioppare multe salate ai padroni inottemperanti.

La foto che ho scattato proprio stamani davanti all’ingresso del mio portone è eloquente. non solo non ci si preoccupa di eliminare l’escremento, ma lo si fa depositare al proprio Fido nei posti più fastidiosi per il pubblico e, in questo caso, per gli inquilini del Palazzo. Non sarebbe male, visto che molti padroni ormai ottemperano all’obbligo previsto dai regolamenti comunali, inasprire invece le sanzioni per chi è colto in fallo, arrivando nei casi di recidiva (e qui propongo una provocazione ) al sequestro per qualche giorno dell’animale, ospitato nel canile comunale, per far riflettere il padrone maleducato. Ma subito si leverebbero altissime le proteste degli animalisti e dell’On. Vittoria Brambilla, che difendono sempre e comunque le ragioni e i diritti degli animali. Dimenticando spesso quelli degli esseri umani.

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