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Economia: crescono le imprese guidate da migranti. Nel lavoro autonomo e piccola e media imprenditoria

ROMA – Si rafforza la presenza degli imprenditori immigrati in Italia, sempre più attivi nel lavoro autonomo e nella piccola e media imprenditoria. Una vivacità imprenditoriale, quella delle comunità straniere, che si riflette anche nel rapporto con il mondo finanziario.

Il numero di imprese small business titolari di un conto corrente passa dalle 74mila unità del 2010 alle quasi 150mila rilevate nel 2016, con un incremento complessivo del 21% fra il 2015 e il 2016 (+12,2% il tasso di crescita medio annuo). Aumentano inoltre i conti correnti aperti da più di cinque anni intestati a imprenditori immigranti, indice della crescente stabilità del rapporto col settore finanziario: se nel 2010 la percentuale era il 16%, nel 2016 raggiunge quasi il 50%.

E’ quanto emerge dalla sesta edizione del Rapporto annuale sull’inclusione finanziaria dei migranti, realizzata dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti nel settimo anno di attività che nasce dalla collaborazione dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e il Ministero dell’Interno. Cofinanziato dalla Commissione Europea, è gestito dal Centro studi di politica internazionale (CeSpi).

Secondo il report, il fenomeno delle imprese create da migranti in Italia è articolato e in crescita e rimane da inquadrare nel contesto più ampio della regolare presenza di stranieri sul territorio, e che si rivela capace di contribuire all’economia del Paese: .

L’indagine si concentra anche sui percorsi d’impresa che – si legge nel rapporto – sono, almeno inizialmente, condizionati dall’appartenenza ad una determinata comunità nazionale. Tra le imprese clienti di intermediari finanziari, nell’ultimo anno sono in particolare aumentate quelle delle comunità provenienti da Bangladesh, Senegal, India e Nigeria. Rispetto invece all’incidenza dei conti small business sul totale dei conti correnti intestati alle singole nazionalità, appare evidente la vivacità delle imprese a titolarità asiatica (Cina, Pakistan e Bangladesh) e di quelle di origine egiziana.

Il ruolo delle donne immigrate nell’economia è un fenomeno in costante crescita. Secondo il rapporto, nel 2016 le imprese a rosa, titolari di un conto corrente, rappresentano un terzo (il 33% circa) delle imprese a titolarità immigrata del campione delle 21 collettività analizzate, con un’incidenza crescente negli ultimi sei anni. In riferimento alla nazionalità, dall’indagine emerge che questa percentuale sale a quasi il 70% per la comunità ucraina, è approssimativamente al 60% per Polonia e Filippine e al 45% per la comunità cinese.

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