Come riporta l’ufficio antifrode Ue nel suo report, l’Unione «ha mobilitato oltre 10 miliardi di euro per soccorso e assistenza ai siriani», per i Paesi dell’Unione e non. Tali fondi vengono veicolati attraverso organizzazioni non governative ma, come scritto nel report,  «attraggono l’interesse di persone e gruppi che sfruttano gli aiuti umanitari e frodano sui fondi».

Tale fenomeno, riporta Olaf, « è largamente dovuto al fatto che i progetti sono sviluppati in ambienti operativi difficili, con un’autorità statale limitata e un elevato rischio di corruzione». Inoltre, secondo quanto l’ufficio ha evidenziato, gli aiuti sono elargiti attraverso partner locali  i cui atti e documenti  sono difficili da verificare” e “in condizioni di emergenza.«Abbiamo sempre indagato sugli aiuti dell’Unione alla cooperazione – ha precisato Ilett – ma abbiamo aggiunto questo campo fra le priorità investigative da portare avanti quest’anno».

E non è un caso che Olaf abbia puntato l’attenzione sull’Italia, dove fioccano le inchieste della magistratura, tanto che il Viminale nel maggio 2017 ha disposto un piano di ispezioni in tutte le strutture: oltre duemila controlli per verificare il rispetto della legalità. E lo ha fatto all’indomani dell’inchiesta della procura di Catanzaro sul Cara di Isola Capo Rizzuto che ha portato al fermo di 68 persone e che ha messo in luce l’ipotesi che 36 milioni su 105 destinati dallo Stato all’accoglienza siano finiti nelle mani della ‘ndrangheta.