Migranti: Operazione Sophia, nessuna modifica (per ora), gli sbarchi tutti in Italia

BRUXELLES – In Europa si discute delle modifiche da apportare all’operazione Sophia, la missione militare nel Mediterraneo centrale a guida italiana. Ma il documento inviato il 27 luglio per la discussione del Comitato politico per la sicurezza europeo non contiene alcun riferimento a modifiche alle modalità di sbarco nei casi di salvataggi in mare realizzati dalle navi militari. Il mandato dell’operazione Sophia si basa su quello della precedente missione Triton e prevede che tutti i migranti salvati lungo la rotta centrale del Mediterraneo siano sbarcati in un porto italiano. Per geografia e diritto del mare – vale sempre il principio del porto vicino più sicuro – le navi potrebbero sbarcare sulle nostre coste o nell’isola di Malta.
Attualmente infatti il piano dell’operazione, che vede il suo core business nella lotta al traffico di esseri umani e di armi sulla rotta del Mediterraneo centrale, e nell’addestramento della guardia costiera libica, prevede che sia l’Italia a farsi carico di tutti i migranti soccorsi. E per molti partner Ue, almeno fino a fine anno (data di scadenza del mandato), sembra andare bene così.
Questo il bel risultato dell’azione preliminare del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), guidato dall’Alto rappresentante Federica Mogherini, e vista l’efficacia dell’azione di quest’ultima non c’è da sperare molto che la situazione migliori. Vista l’opposizione della maggioranza dei paesi ue, interessati a mantenere lo stato di fatto e giuridico attuale.
Nonostante un senso d’urgenza condiviso, le distanze tra l’Italia e gli altri Paesi sono emerse nella discussione tra gli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza (Cops), con cui si è sancito l’avvio della revisione strategica dell’Operazione Sophia. E proprio con l’obiettivo di trovare un
accordo entro fine agosto, è stato deciso di accelerare i lavori. Le prossime riunioni dei gruppi tecnici si svolgeranno perciò con un calendario serrato già a partire dalla prossima settimana, anche in vista del consiglio informale dei ministri della Difesa e degli Esteri Ue, di fine mese, a Vienna.
A dimostrare le difficoltà nella costruzione di un consenso sulla richiesta avanzata dall’Italia, anche il fatto che dalla bozza di revisione del mandato strategico di Sophia, inviato nelle capitali da Bruxelles, il 27 luglio, sui porti di sbarco, non sia stata formulata alcuna proposta. Un’assenza che ha lasciato sorpresa l’Italia, come riferiscono fonti diplomatiche.
Ma dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), guidato dall”Alto rappresentante Federica Mogherini, motivano quello spazio vuoto, come la volontà di costruire un percorso condiviso, per una soluzione nel quadro della responsabilità da ripartire tra gli Stati, su base volontaria, come prevedono le conclusioni del vertice europeo di giugno. A questo scopo Bruxelles ha chiesto all’Italia e agli altri partner Ue di inviare suggerimenti su cui elaborare una proposta per
raggiungere un consenso. Ma anche se il Seae agevolerà il percorso, sarà soprattutto l”Italia a dover tessere le alleanze e superare gli scogli per arrivarci.
Molti Paesi ritengono infatti che la questione dei porti di sbarco debba essere trattata nel quadro generale del dibattito di come tradurre in azioni concrete le conclusioni del Consiglio europeo. Mentre altri hanno evidenziato come le rotte migratorie si stiano di nuovo spostando verso Spagna e Grecia.
