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Pubblica amministrazione: età media troppo alta ne determina l’inefficienza. Grande scoperta del Cnel

ROMA – I risultati di una recente analisi del Cnel dimostrano che Renzi aveva visto giusto nel decidere l’abrogazione dell’Ente, poi salvato dalla bocciatura del referendum. in quest’ultimo lavoro, dopo un’attenta analisi si arriva alla conclusione che l’inefficienza della pubblica amministrazione è dovuta anche al fatto che i pubblici dipendenti sono vecchi. si può essere d’accordo per alcuni settori operativi, quali vigili del fuoco e forze dell’ordine, ma non in altri nei quali l’età non è fattore determinante per l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa, anzi spesso è vero l’opposto. chissà quanti anni di studi ci hanno messo gli esimi esperti del cnel per sfornate simili verità.

I servizi scarsi della Pubblica amministrazione sono da imputare anche all’età media troppo avanzata dei dipendenti. Questa in sintesi l’analisi del Cnel pubblicata nell’ultimo numero del notiziario sul mercato del lavoro approvato lo scorso giugno.
«Lo sfondamento della soglia dei 50 anni avvenuto, per la prima volta, nel 2016 -si sottolinea nell”analisi- come media di che, anche secondo autorevoli osservatori, sta raggiungendo uno stato di avanzamento preoccupante per poter mantenere standard soddisfacenti di qualità del servizio. Di fatto, al netto dei comparti dove prevale (per ovvie ragioni legate alle caratteristiche dell’impiego) il personale più giovane, l’età media nella p.a. italiana al 31.12.2016 supera ormai abbondantemente i 50 anni, segnando un incremento di circa 7 punti rispetto alla media di 15 anni fa. In termini di confronto internazionale, appare impressionante il divario fra la situazione
italiana e quella che si registra in altri 32 Paesi (europei e non) monitorati nel 2015, desumibile dai dati presenti nell”ultimo report OCSE sulla qualità del servizio pubblico. Suddividendo le classi
anagrafiche dei dipendenti pubblici in tre macro-aree (18-34enni, 35-54enni e ultra 55enni), l’OCSE evidenzia come l’Italia vanti un duplice primato negativo: da un lato, detiene la più bassa percentuale di dipendenti con meno di 35 anni di età; dall’altro vince per distacco la classifica delle percentuali di popolazione lavorativa più anziana, facendo anche segnare il peggioramento più significativo rispetto alla situazione del 2010».

Secondo il Cnel insomma «la pubblica amministrazione italiana ha bisogno di essere ringiovanita e riqualificata; non è quindi improprio domandarsi se, in termini di programmazione, i due processi debbano (continuare a) essere affrontati in modo disgiunto, o se vadano considerati come parti integranti di una visione strategica che punti a un modello di servizio pubblico in grado di reggere il
passo con le rapide trasformazioni in atto nella nostra società e, al tempo stesso, mantenere elevato il livello di fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche».  Elucubrazioni sociologiche e politichesi degne delle peggiori tradizioni del nostro paese e della nostra burocrazia.

Ma il Cnel si salva in angolo con l’ultima considerazione, unica condivisibile rispetto alle precedenti elucubrazioni: «Piace, al riguardo, segnalare le considerazioni, recentemente condivise di chi ritiene che in Italia non sia ormai più rinviabile l’avvio di un piano straordinario di occupazione nel settore pubblico, che consentirebbe di colmare il gap numerico con le altre principali nazioni europee e, soprattutto, potrebbe offrire una prospettiva occupazionale stabile al (troppo)
elevato numero di laureati italiani che, spesso, faticano a trovare sbocchi lavorativi adeguati al proprio standard formativo nel mercato del lavoro privato». Pur apprezzando questo auspicio speriamo che il governo intervenga e cancelli questo Ente non troppo utile.

abolizione, cnel, Governo


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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