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Il fenomeno dei suicidi: attenzione del governo verso agenti di polizia penitenziaria e militari, ma anche per i detenuti

ROMA – Il suicidio di un agente di polizia penitenziaria davanti al carcere di San Gimignano ha riproposto ancora una volta il problema degli atti di questo tipo non solo fra quella categoria, ma anche fra militari e Forze del’ordine.

Nel silenzio di altri membri del governo il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone commenta: «Pur non essendo state ancora rese note le ragioni del tragico gesto, dobbiamo tutti riflettere sulle difficili condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, naturalmente non da oggi, ma causate da anni di colpevoli ritardi nella presa in carico dei loro problemi. Ciò che posso dire è che questo ministero si attiverà al più presto per verificare le iniziative più urgenti da assumere, confrontandosi con le rappresentanze sindacali. Il giorno di Ferragosto visiterò il carcere romano di Regina Coeli». Ha subito inviato le condoglianze alla famiglia dell’agente della Polizia penitenziaria che si è tolto la vita ieri a San Gimignano.
Ma ha aggiunto: «Dall’altro lato, dobbiamo dedicare la massima attenzione anche al fenomeno preoccupante del crescente numero di suicidi tra i detenuti. L’obiettivo è quindi un miglioramento dell’esperienza detentiva, contestuale ad azioni concrete per il benessere lavorativo degli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria, che ringrazio per l’abnegazione con cui  sopperiscono al sottodimensionamento di organico».

Anche la ministra Trenta, dopo aver sbeffeggiato il collega Salvini in merito alla reintroduzione delle leva obbligatoria, affronta il problema, che riguarda anche le Forze Armate. «I suicidi tra i militari sono un fenomeno che preoccupa e che non va strumentalizzato. Occorre lavorare duramente per stare più vicino ai nostri militari e alle loro famiglie, iniziando a incrementare il lavoro degli psicologi al fianco dei nostri soldati. La maggior parte dei nostri soldati proviene dal Sud e gran parte delle nostre caserme sono al Nord. Ma il nemico non viene più dalle Alpi, oggi le dinamiche sono più complesse e dobbiamo riadattare lo strumento della Difesa alle nuove minacce e ai nuovi sviluppi. La strada è lunga ma occorre intraprenderla se vogliamo davvero cambiare le cose. Obiettivo è il riordino delle caserme, che passa prima per un accurato monitoraggio, e dunque favorire i ricongiungimenti familiari. Bisogna fermare qualsiasi strumentalizzazione che accomuna
tragedie del genere alle condizioni di lavoro dei nostri militari, perché”chi porta avanti tali tesi compie un vero e proprio atto di sciacallaggio nei confronti della vittima e della sua famiglia, già profondamente colpita dal dolore. Dietro un suicidio le variabili purtroppo sono molteplici e complesse, politicizzare episodi così drammatici significa non avere a cuore i nostri militari,
chi pensa di prendere qualche voto esprimendo queste posizioni davanti a sé troverà il mio muro».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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