
Francia: 800 viadotti da monitorare, ma ci pensa lo Stato. Il famoso viaduc de Millau controllato con Gps (video)
PARIGI – Anche la rete stradale francese, nonostante la notoria efficienza della burocrazia transalpina, ha bisogno di qualche rattoppo e manutenzione, soprattutto nel caso di ponti e viadotti. Ma in Francia, almeno finora, sono sempre intervenuti efficacemente prima di eventi dannosi, non come in Italia dove i gestori ignorano seri allarmi, con l’effetto che abbiamo tutti visto a Genova. A detta di un rapporto che sarebbe passato inosservato se il crollo del ponte Morandi a Genova non lo avesse drammaticamente reso attuale, secondo due società specializzate, incaricate di uno studio dal ministero dei Trasporti francese, «sui 12.000 ponti della rete francese gestiti dallo stato, un terzo ha bisogno di riparazioni». In Francia la maggior parte degli interventi avviene ad opera dello Stato, non ci sono concessionari onnipotenti, che incassano profitti elevati, i lavori vengono programmati e seguiti da uffici ed enti statali, in primis le prefetture.
In Francia, entrato in servizio nel 2004, è stato costruito uno dei viadotti più famosi d’Europa, quello di Millau (viaduc de Millau) famoso per l’altezza che raggiunge uno dei suoi pilastri, ovvero 341 metri, poco più basso dell’Empire State Building e addirittura più alto della Torre Eiffel. Il Ponte è lungo quasi 2,5 km ed è un viaggio sopra la vallata del fiume Tarn, in Francia; nel suo punto più alto la strada si trova a 270 metri sopra la valle.
Si è pensato ovviamente a controllare in ogni sua parte la struttura, ed è stato fatto largo uso delle tecnologie di localizzazione GPS per monitorare la costruzione in ogni singolo millimetro. Infatti un pilastro storto anche di pochi centimetri avrebbe potuto creare problemi serissimi alla struttura del ponte.
Anche in Francia la crisi si fa sentire perfino nel settore dei lavori pubblici, ma secondo i media di Oltralpe, che citano ampiamente il rapporto, nella maggior parte dei casi si tratta di piccole riparazioni allo scopo di prevenire il verificarsi di problemi strutturali». Non ci sono stati, almeno finora, manutenzioni programmate in tempi mal calcolati. I decisori in Francia sono organi statali, che guardano all’interesse e all’incolumità pubblica.
Ma anche Oltralpe, nonostante tutto, «nel 7% delle situazioni prese in esame i danni sono più gravi, e arrivano fino al rischio di presentare, in futuro, rischi di crollo, tanto da rendere necessaria la chiusura preventiva dei ponti alla circolazione dei mezzi pesanti o di tutti i veicoli». In questa situazione più grave in Francia si troverebbero 840 ponti. Una quisquilia rispetto a quanto dichiarato per l’Italia daAntonio Occhiuzzi, del Cnr, perché da noi decine di migliaia di ponti italiani hanno superato la durata di vita per la quale sono stati progettati.
In Francia i prefetti hanno poteri di organizzazione e d’intervento, che in Italia non sono riconosciuti. Deleghiamo tutto ad altri enti, statali, locali o alle regioni, e gestioni tramite concessioni ai privati. E se ne vedono i risultati.
