Previdenza, adeguamento età pensionabile. Il boom di visite su Firenzepost

I temi trattati su Firenzepost sono tra i più svariati, si passa dall’attualità politica, allo sport, alla finanza, all’economia, all’arte, agli sperttacoli e alla pubblica amministrazione, ma uno in particolare è molto seguito, quello delle pensioni. Così, apprestandomi a lanciare un nuovo articolo ho subito pensato di andare a ricercare su internet se c’era qualche novità proprio su questo tema, che attira una buona parte dei nostri affezionati lettori. E ho scelto, riprendendo notizie da varie fonti, di trattare il tema delle novità per le pensioni e per l’età pensionabile dal 1 gennaio 2019 e 2020, coll’intenzione d’informare correttamente coloro che aspirano a raggiungere le molte pantere grigie, vessate e mal sopportate da questo Governo. Proprio con quest’intento ho buttato giù una paginetta, piena di dati e di indicazioni pratiche ad uso degli aspiranti pensionati.
Il giorno dopo, 9 settembre, la sorpresa, che nessuno di noi della redazione si sarebbe aspettato. Alla mezzanotte, l’articolo su previdenza, pensioni e età pensionabile ha raggiunto la cifra inimmaginabile di 37.500 contatti e 40.794 pagine visitate, un record nella quinquennale storia del nostro giornale. Una marea di lettori, soprattutto da mobile, che ha tenuto una media costante di 200 contatti circa in contemporanea, con punte di 385.
Come si spiega questo boom di consultazioni? Al di là delle interpretazioni politiche, economiche e sociali sulla situazione precaria dell’Italia e sull’inadeguatezza di questo e dei governi precedenti, spiegate molto bene da Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera, qualcuno si riferisce anche alla pubblicizzatissima dichiarazione del ricchissimo Jack Ma, patron cinese di Alibabà il quale, contando su un patrimonio di oltre 480 miliardi, ha lasciato l’attività dicendo di non voler morire in ufficio, meglio in spiaggia.
Invece credo che la spiegazione debba trovarsi proprio nell’incertezza del sistema pensionistico italiano che prima Monti con la legge Fornero, poi Letta e Renzi con i contributi di solidarietà, infine Di Maio e Boeri hanno contribuito a creare. Minacce di tagli robusti a chi è già in pensione, innalzamento progressivo dell’età pensionabile, numero incredibile di esodati senza molti diritti, questo il bel risultato delle politiche più recenti. E’ soprattutto per questo, credo, che chi può cerca di andarsene al più presto per godere i frutti dell’attività lavorativa, spesso ultraquarantennale. E per far questo consulta quante più fonti e notizie possibili, e quanto accaduto ieri ne è una riprova.
Una conferma viene anche da un’indagine recente realizzata da Kelly Services, azienda attiva nelle soluzioni per le risorse umane. Il 39 per cento degli italiani non sa se, una volta cessata l’attività lavorativa, potrà contare sulla pensione. Un altro 29 per cento crede che la pensione ci sarà, ma sarà sufficiente solo a garantire la mera sopravvivenza. Un altro 15 per cento non crede che potrà avere la pensione e dice che in Italia la social security è molto bassa. Un altro 3 per cento è certo di non avere i requisiti. E solo l’11 per cento conta su una cifra che negli anni che verranno sarà capace di garantire un buon tenore di vita. Il 45% del campione ha inoltre dichiarato di non credere di avere risparmi sufficienti per vivere in modo confortevole anche dopo la pensione. Una quota molto significativa se pensiamo che il campione di intervistati è formato per il 40%, da giovani di età compresa tra i 24 e i 35 anni.
Per spiegare il boom delle nostre visite odierne, un altro dato dell’indagine è ancor più significativo. Interrogati su quale sarà l’età in cui gli italiani pensano di andare in pensione, il 50 per cento risponde dopo i 65 anni e di questi il 18 per cento ritiene che ci andrà dopo i 71 anni. Per il resto il 35 per cento dice che l’età in cui smetterà di lavorare sarà compresa tra i 61 e 65 anni e il 13 per cento tra i 56 e i 60. Solo due su cento contano di riuscire ad andarci prima di 55 anni.
Nei prossimi anni, in Italia, come nel resto d’Europa, la società andrà incontro ad una fortissima crescita del peso degli over 60. Di fronte a questo le autorità pubbliche e le imprese dovranno cominciare per tempo a realizzare politiche e porre in atto strumenti nuovi che favoriscano l’ingresso dei giovani, ma nel contempo diano ai lavoratori maturi la possibilità di rimanere attivi. Il risultato, sorprendente ma non troppo, che proviene dalle consultazioni del nostro articolo, potrebbe essere un’utile indicazione circa il sentimento della popolazione anche per chi ci governa o per chi dirige gli istituti di previdenza. Che sono invece, come ci dicono le cronache, in tutt’altre faccende affaccendati, vero Boeri, Di Maio e Salvini?
