Migranti: Ue sempre divisa, sarà inutile il vertice di Salisburgo. Nessun progresso alle viste

ROMA – L’Italia, con il pressing del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, insiste nel chiedere una risposta europea alla gestione dei flussi migratori del Mediterraneo. Ma perché questa risposta arrivi, se arriverà, bisogna aspettare ancora. Di certo nulla di decisivo – né sulla questione dei porti di sbarco delle missioni europee, né sulla riforma del regolamento di Dublino sull’asilo – arriverà dal vertice informale dei leader dell’Ue in programma oggi e giovedì a Salisburgo. Un appuntamento cui gli Stati del Vecchio Continente arrivano ancora una volta divisi.
Anche nell’incontro con il cancelliere autriaco Kurz il premier ha ribadito la richiesta di più investimenti in Nord Africa e di rivedere le missioni europee, per far sì che anche i porti di altri Paesi rivieraschi siano coinvolti negli sbarchi. Kurz ha sottolineato ancora una volta la necessità di rafforzare quanto prima Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere, come propone la Commissione europea, anche se l’idea ha già suscitato perplessità in vari Stati membri. Nel blocco dei Paesi Visegrad, ad esempio. Nel mirino delle critiche c’è sia il rafforzamento del mandato dell’agenzia perché svolga compiti all’interno dei Paesi, sia il fatto di destinarle più finanziamenti. Meglio dare i fondi direttamente agli Stati, ha già fatto sapere ad esempio la Repubblica Ceca.
I capi di Stato e di governo dell’Ue parleranno del punto specifico di Frontex in una discussione ad hoc giovedì durante il vertice in Austria. Gli altri dossier relativi al nodo delle migrazioni saranno invece affrontati già domani a cena. Ma secondo fonti europee non c’è da attendersi alcuna svolta o passo in avanti. L’unica speranza, a Bruxelles, è quantomeno raggiungere un risultato minimo: recuperare un clima costruttivo, come chiede il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Che ammonisce: la crisi rimarrà irrisolvibile finché ci sarà qualcuno che non vuole risolverla e che di fatto la usa per i propri tornaconti di consenso. Nei palazzi delle istituzioni europee, è palpabile il fastidio nei confronti di certe prese di posizioni muscolari contro l’Ue.
Che il clima non sia dei migliori per una soluzione condivisa lo ammette anche il ministro degli Esteri Moavero, volato a Bruxelles per una riunione del Consiglio Affari generali. Sui migranti, dice, «siamo molto divisi, anche aspramente. Ma si tratta di una questione reale, politica e concreta, con un’incidenza sui flussi elettorali». Un tema, insomma, su cui potrebbe giocarsi una buona fetta di campagna elettorale per le europee in calendario la primavera dell’anno prossimo.
