Migrantes: italiani all’estero aumentano del 64,7% negli ultimi 12 anni. Nel 2017 + 3,3%, 24.750 minori

ROMA – La Fondazione della Cei che si occupa d’immigrazione, nelle sue varie inchieste, ha certificato che, negli ultimi anni, sono aumentati vertiginosamente gli arrivi dei migranti in Italia, mentre due milioni di italiani hanno trasferito la residenza all’estero. Questo il bel risultato delle politiche degli ultimi governi.
Continuano ad aumentare gli italiani residenti all’estero. Negli ultimi 12 anni, dal 2006 al 2018, il trend è in continua crescita e registra un +64,7%, passando da poco più di 3,1 milioni iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) a 5.114.469 al 1 gennaio del 2018, che rappresentano l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti in Italia. Da gennaio a dicembre 2017 sono partiti quasi 243 mila italiani di cui il 52,8% per espatrio cioè 128.193 italiani che hanno spostato la loro residenza fuori dei confini nazionali.
Gli uomini sono oltre 70 mila (55%) e le donne oltre 57 mila. Sono alcuni dei dati del Rapporto Italiani nel Mondo 2018 , giunto alla XIII edizione, della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei.
Nelle partenze del 2017, che vedono una crescita del 3,3%, un peso importante lo hanno i nuclei familiari come dimostrano i 24.570 minori (il 19,2% del totale), di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e ben l’11,5% meno di 10 anni.
Il 37,4% di chi parte, quasi 48 mila persone, ha tra i 18 e i 34 anni. Mentre coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni, sono un quarto del totale con un aumento de 2,8% (in valore assoluto quasi 900 mila persone). Un discorso a parte per quanto riguarda le fasce più mature: infatti l’incidenza nel 2018 è dell’11,3% per chi ha tra i 50 e i 64 anni, e il 7,1% dai 65 anni e oltre.
Chi parte oggi dall’Italia è per il 60,8% celibe o nubile e per il 33,2% sposato. Gli italiani nel 2017 sono partiti da 107
province differenti. Milano, Roma, Genova, Torino e Napoli sono le prime cinque province di partenza.
La prima regione di partenza è la Lombardia (21.980) seguita, a distanza, dall’Emilia-Romagna (12.912), dal Veneto (11.132), dalla Sicilia (10.649) e dalla Puglia (8.816). I territori che in questi ultimi anni si sono particolarmente distinti – Lombardia e Veneto in primis, ma anche il Lazio – sembrano, secondo quanto emerge dal Rapporto, attraversare una fase di rallentamento, più o meno drastico a favore di Liguria, Emilia-Romagna e Puglia.
